Cina: di censura, scarpe e rivoluzione

Cina: di censura, scarpe e rivoluzione

Fang Binxing, padre della Grande Muraglia digitale cinese, è diventato bersaglio umano di un misterioso studente universitario. Una scarpa ha colpito il professore, scatenando un gigantesco applauso collettivo sul web
Fang Binxing, padre della Grande Muraglia digitale cinese, è diventato bersaglio umano di un misterioso studente universitario. Una scarpa ha colpito il professore, scatenando un gigantesco applauso collettivo sul web

Il suo ruolo è ormai noto a tutti i netizen cinesi, che non gli hanno mai risparmiato gli epiteti più minacciosi e violenti. Fang Binxing, padre della cosiddetta Grande Muraglia digitale , è ora diventato un vero e proprio bersaglio degli studenti connessi in terra asiatica.

Il professore è stato colpito da una scarpa nel corso di una recente lezione tenuta presso il Dipartimento d’Informatica all’Università di Wuhan, la città più popolosa della Cina centrale. Terrorizzato, Binxing ha immediatamente interrotto il suo discorso, precipitandosi in aeroporto.

A ricostruire l’accaduto sono stati alcuni successivi cinguettii su Twitter, in primis da parte del misterioso hanunyi , che ha spontaneamente ammesso il suo lancio di protesta (un pugno di uova ha mancato di poco Binxing). Il solitario volo della scarpa avrebbe però fatto parte di un vero e proprio piano organizzato da un gruppo di studenti dell’ateneo asiatico .

“Ho speso dei soldi per acquistare questo software ufficiale – ha dichiarato su Twitter il misterioso studente – ma poi non posso usarlo per colpa della censura. E questo mi ha reso decisamente insoddisfatto”. L’attacco a Binxing ha fatto rapidamente il giro del web, ovviamente applaudito dai suoi detrattori ed opportunamente sorvolato dai principali media di stato.

Nel corso di una precedente intervista con il quotidiano Global Times , Binxing aveva sottolineato l’urgente necessità di apportare sostanziali modifiche alle attuali misure censorie cinesi. Il professore era riuscito a visualizzare a mezzo VPN una serie di siti bloccati dal governo. Non apprezzando affatto le falle ancora evidenti nella Grande Muraglia.

La polizia cinese ha ora avviato un’inchiesta per mettere le mani sull’aggressore, che finora si è esposto solo tramite Twitter evitando di rivelare ai media la propria identità. C’è chi ha parlato di un gesto simbolico, che avvierà una sorta di rivoluzione tra milioni di utenti asiatici.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
20 mag 2011
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