PROTECT IP Act, la lunga strada per il Senato

PROTECT IP Act, la lunga strada per il Senato

La Commissione di Giustizia approva all'unanimità la proposta di legge che vorrebbe piegare certi siti web al volere dei signori del diritto d'autore. Le Internet company fanno scudo. RIAA e MPAA esultano. Si attende ora l'esito del Senato
La Commissione di Giustizia approva all'unanimità la proposta di legge che vorrebbe piegare certi siti web al volere dei signori del diritto d'autore. Le Internet company fanno scudo. RIAA e MPAA esultano. Si attende ora l'esito del Senato

Una votazione unanime , il cui esito è stato diramato dai rappresentanti della U.S. Senate Judiciary Committee : 18 senatori bipartisan hanno dunque promosso cum laude il già famigerato Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property (PROTECT IP Act). Ovvero il nuovo disegno di legge presentato dal chairman Patrick Leahy nell’ormai cruenta lotta alla condivisione selvaggia dei contenuti.

Sarà ora l’intero Senato a stelle e strisce a pronunciarsi , entro un periodo che non dovrebbe superare i due mesi. Una fase che si preannuncia caldissima, già infiammata da un acceso turbinio di critiche. A partire dalla possibilità offerta a qualsiasi soggetto privato – e dunque portatore di interessi – di ottenere una specifica ordinanza che porti successivamente alla chiusura di un determinato dominio illecito.

Il primo grande nemico del PROTECT IP Act è dunque il senatore democratico dell’Oregon Ron Wyden, pronto a bloccare sul nascere lo stesso trasferimento della legge in Senato. Wyden era già riuscito a farlo in relazione al tanto discusso Combating Online Infringement and Counterfeiting Act (COICA), di cui questo nuovo disegno sembra il figlio naturale. Secondo Wyden, la proposta del senatore Leahy calerebbe come una mannaia sull’intera economia del web.

Questo, in estrema sintesi, il punto cruciale : le predisposizioni del PROTECT IP Act garantirebbero ad aziende e soggetti privati la possibilità di prendere il controllo della Rete, silenziando sul nascere – e passando solo attraverso un giudice competente – tutti quei siti colti a violare il copyright. Il web correrebbe un grave rischio: veder sparire nel nulla tanti potenziali YouTube.

E contro il disegno di legge è intervenuta una schiera di Internet company , tra cui Google, eBay e Yahoo!. Proprio queste ultime si sono aggiunte ad alcune società di credito come American Express per cercare di fermare una proposta definita illiberale. Operatori del settore come Visa e Mastercard sarebbero in sostanza obbligate a tagliare tutti i ponti con i domini illeciti, bloccando di fatto qualsiasi canale sfruttato per il trasferimento di denaro , che venga elargito dagli utenti o dagli inserzionisti.

Lo stesso CEO di Google Eric Schmidt aveva sottolineato come il PROTECT IP Act porterebbe a disastrose conseguenze per la libertà d’espressione in terra statunitense. Motori di ricerca come quello made in Mountain View sarebbero infatti costretti ad eliminare qualsiasi risultato legato alla violazione del diritto d’autore . Come ad esempio Megaupload e RapidShare, che però vengono utilizzati anche con intenti pienamente legali.

C’è ovviamente grande soddisfazione da parte dei grandi signori del copyright, a partire dai vertici di RIAA e MPAA. Si tratterebbe di misure fondamentali per bloccare fenomeni illeciti come la pirateria e la contraffazione dei beni, che avrebbero portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro. Così come alla sparizione di milioni di dollari ai box office o tra le classifiche di Billboard.

Major ed etichette hanno dunque trovato appoggio in grandi gruppi mediatici come MLB Advanced Media , che è praticamente il braccio armato dello streaming web relativo agli eventi della Major League Baseball . Quello intrapreso dalla Commissione Giudiziaria del Senato sarebbe solo un primo, fondamentale passo. La battaglia è appena iniziata.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 27 mag 2011
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