Di Apple, iPhone bianco e tribunali

Di Apple, iPhone bianco e tribunali

Cupertino trascina in tribunale il diciasettenne newyorchese che aveva creato un circutito alternativo di distribuzione di kit bianchi per iPhone 4. Colpa sua se il lancio ufficiale del melafonino pallido è stato ritardato
Cupertino trascina in tribunale il diciasettenne newyorchese che aveva creato un circutito alternativo di distribuzione di kit bianchi per iPhone 4. Colpa sua se il lancio ufficiale del melafonino pallido è stato ritardato

Dopo le indagini, arriva la denuncia. Apple ha ufficialmente citato in giudizio Fei “Phil” Lam, lo studente newyorchese che aveva creato un business vendendo i kit per trasformare in bianchi gli iPhone 4. Le accuse sono di violazione di marchio registrato.

Insieme al diciassettenne sono finiti in tribunale anche i suoi genitori, considerati parti in causa nell’aver condotto pratiche ingannevoli per mezzo del sito whiteiphone4now.com .

In poco tempo Lam avrebbe guadagnato 130mila dollari sul ritardo di Apple , vendendo i kit utili a convertire gli iPhone 4 neri nella versione bianca. Per ottenere i fortunati case, il giovane di origini asiatiche si era messo in contatto diretto con Foxconn (azienda che assembla i melafonini) per richiedere l’importazione dalla Cina delle mascherine bianche. L’operazione gli aveva fatto guadagnare anche il pedinamento da parte di investigatori assoldati da Cupertino , incaricati di approfondire la faccenda.

La vicenda, dunque, si avvia verso la conclusione nella aule giudiziarie. Queste le ragioni della decisione: “L’imputato Lam deliberatamente e senza autorizzazione ha usato il marchio registrato di Apple in relazione alla vendita dei propri kit di conversione per iPhone 4 bianco, che usavano, tra le altre cose, mascherine con il logo Apple”.

Il disappunto di Cupertino risiede , in particolare, nella confusione generata dal traffico di kit venduti prima del lancio ufficiale del melafonino bianco . Secondo Apple, il circuito distributivo creato da Lam avrebbe provocato disorientamento nei consumatori e, quindi, ritardato l’uscita sul mercato dell’apparecchio.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il 27 mag 2011
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