Fermilab, nessuna nuova particella

Fermilab, nessuna nuova particella

Analisi terze degli esperimenti condotti nell'acceleratore di particelle americano escludono la possibilità della scoperta di una nuova particella subatomica. Nessuna anomalia statistica nei dati, conferma il gruppo "DZero"
Analisi terze degli esperimenti condotti nell'acceleratore di particelle americano escludono la possibilità della scoperta di una nuova particella subatomica. Nessuna anomalia statistica nei dati, conferma il gruppo "DZero"

I ricercatori operanti presso il Fermilab statunitense avevano preannunciato la possibile scoperta di una nuova particella subatomica o addirittura di una nuova forza della natura sin qui sconosciuta, ma a quanto pare il Nobel per la Fisica dovrà ancora attendere prima di entrare nelle stanze del laboratorio situato nello stato dell’Illinois: nessuna nuova particella e men che meno una nuova forza della natura, conferma un gruppo di lavoro terzo.

L’esperimento di “particle smashing” è lo stesso, ma i dati sperimentali sono quelli raccolti dal team di ricerca del gruppo DZero piuttosto che quelli iniziali del gruppo CDF. I primi divergono in maniera sostanziale dai secondi.

L’esperimento DZero non ha infatti notato alcuna “anomalia statistica” estesa nei livelli di energia misurati dai rivelatori installati al Fermilab, le particelle si sono comportate esattamente come previsto e la scoperta annunciata dal primo gruppo di ricercatori può considerarsi come priva di fondamento.

Stando all’opinione espressa da Stefan Soldner-Rembold, professore dell’Università britannica di Manchester e portavoce del gruppo che ha condotto l’esperimento di verifica sul circuito DZero al Fermilab, “è esattamente così che la scienza funziona”.

“La verifica indipendente di ogni nuova osservazione è il principio cardine della ricerca scientifica”, dice Soldner-Rembold, e in questo caso la verifica indipendente ha fatto scendere a zero le probabilità della scoperta di una “nuova fisica” del mondo subatomico. Almeno per il momento, e in attesa di un nuovo test sperimentale nei più energeticamente capaci condotti del Large Hadron Collider europeo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 giu 2011
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