Libero.it condannato per i video di Mediaset

Libero.it condannato per i video di Mediaset

Dopo YouTube, RTI riesce a far condannare anche il portale nostrano. Che non riesce a far valere i suoi diritti da service provider. In Italia tutti responsabili dei video altrui?
Dopo YouTube, RTI riesce a far condannare anche il portale nostrano. Che non riesce a far valere i suoi diritti da service provider. In Italia tutti responsabili dei video altrui?

Il Tribunale di Milano ha condannato per violazione di diritto d’autore Italia on line (IOL) SRL (ai più nota come Libero.it ), chiamata sul banco degli imputati da Reti Televisive Italiane (RTI), azienda in rappresentanza del gruppo Mediaset che ha reso nota la nuova sentenza favorevole con un comunicato .

IOL, provider confluito in Wind e ora scorporato dal gruppo Vimpelcom ma rimasto di proprietà Sawiris, in quando titolare del Portale IOL che consente la condivisione di contenuti audio/video inviati dagli utenti, è ritenuta responsabile dell’illecita presenza su questa piattaforma di almeno un migliaio di filmati di proprietà del ricorrente RTI, relativi alle trasmissione televisive Grande Fratello , Cesaroni e Amici .

La colpa di IOL si sarebbe concretizzata, in particolare, con l’introduzione di link pubblicitari (e quindi remunerati) nelle pagine contenenti i filmati in violazione della proprietà intellettuale della convenuta e nel momento in cui, in seguito alle diffide di RTI, non ha preso alcuna iniziativa per rimuovere i contenuti denunciati: in questo modo, si legge nella sentenza, “sarebbe stata dolosamente inadempiente agli obblighi di diligenza su di essa incombenti pur avendo avuto contezza del contenuto illecito di materiali inviati da utenti”.

Per questo non potrebbe godere del principio di non responsabilità in qualità di mero Service Provider , che si limita alla mancanza di obblighi di controlli preventivi sui contenuti.

In realtà, peraltro, IOL si difendeva affermando che pur avendo previsto un sistema ad hoc di notifica, RTI si sarebbe limitata ad una “generica diffida” in base alla quale sarebbe stato “impossibile identificare gli specifici filmati contestati in ragione dell’enorme numero di video inviati quotidianamente dagli utenti”. Tutte le domande ed eccezioni sollevate dalla difesa, tuttavia, sono state respinte .

La sentenza prescrive l’interruzione delle pratiche trovate in violazione, la rimozione dai server e la conseguente disabilitazione dell’accesso di tutti i file audiovisivi riproducenti le trasmissioni televisive di RTI, e prevede una penale di “250 euro per ogni video e per ogni giorni di illecito”. La causa proseguirà per la quantificazione dei danni dovuti al gruppo televisivo, che chiede 100 milioni di euro .

Mediaset ha dichiarato che ”tale decisione, ribadendo un fondamentale principio di diritto, contribuisce a rafforzare la tutela di tutti gli editori che investono nella produzione di contenuti originali e negli autori che li generano” e “consolida la giurisprudenza inaugurata dal tribunale di Roma nei confronti di Google/Youtube” in particolare nel momento in cui stabilisce la “diretta responsabilità dei provider in caso di diffusione non autorizzata di contenuti protetti da copyright”.

Mediaset, infatti, aveva già ottenuto una vittoria importante in Italia nei confronti di YouTube nel 2008, mentre la sua succursale spagnola Telecinco non si è vista dare ragione da un giudice di Madrid.

Claudio Tamburrino

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
16 giu 2011
Link copiato negli appunti