USA, i social network fanno bene alla vita

USA, i social network fanno bene alla vita

Un recente studio del Pew evidenzia come chi è iscritto ai network sociali sia più incline a stringere e condividere legami sociali nella vita reale. Facebook si conferma il sito dominante
Un recente studio del Pew evidenzia come chi è iscritto ai network sociali sia più incline a stringere e condividere legami sociali nella vita reale. Facebook si conferma il sito dominante

Le tecnologie isolano gli individui e tranciano le relazioni sociali? O essere connessi virtualmente con altre persone procura benefici? E dunque: qual è l’impatto sulla vita sociale di Facebook, LinkedIn, MySpace e Twitter e, più in generale, dei social network? Questo l’oggetto di indagine di un recente sondaggio condotto dal Pew Research Center’s Internet & American Life Project , volto a osservare i siti di social networking e a studiare come l’uso di simili tecnologie influenzi alcune componenti fondamentali del vivere associato come la fiducia, la tolleranza, il supporto reciproco e l’impegno civico e politico.

Il campione preso in esame ha coinvolto 2255 adulti statunitensi , intervistati nei mesi di ottobre e novembre 2010, e ha rivelato che su 1787 utenti di Internet 975 (o il 47 per cento del totale) utilizza un servizio di social networking come Facebook (92 per cento), LinkedIn (18 per cento), Twitter (13 per cento) e MySpace (29 per cento). Per suffragare i dati raccolti, i ricercatori hanno sottoposto una serie di domande volte a evidenziare i dettagli sulle modalità di uso dei servizi e su come tale utilizzo si colleghi alle scelte personali e ai diversi aspetti della vita sociale .

Secondo i dati rilevati, lo statunitense medio possiede 634 legami sociali tra famiglia, amici stretti, colleghi e conoscenti. L’utente medio di Internet , invece, presenta 669 contatti comparati con i 506 che non utilizzano Internet. Degli utenti iscritti ad almeno un social network, il 56 per cento è rappresentato da donne .

Facebook è di gran lunga il sito dominante , utilizzato dal 92 per cento dell’insieme di individui connessi ai network sociali. I dati relativi a MySpace dimostrano come, nonostante la piattaforma sia praticamente considerata defunta nell’immaginazione popolare, in realtà conservi ancora una solida base di iscritti . In termini di frequenza di utilizzo, la maggioranza degli intervistati ha affermato di usare Facebook più volte al giorno rispetto agli utenti di MySpace che dichiarano di non frequentare più il sito. Per quanto riguarda LinkedIn, il 35 per cento degli utenti afferma di utilizzarlo sporadicamente nel corso dell’anno, mentre il 20 per cento degli iscritti a Twitter dichiara di cinguettare più volte al giorno.

Passando ad alcune osservazioni , è possibile affermare come lo studio del Pew ridimensioni sostanzialmente il mito secondo il quale le persone che utilizzano molto Facebook tendano ad avere una vita sociale poco ricca. Gli utenti del sito in blu, infatti, presentano una media del 9 per cento in più di contatti e legami all’interno dell’intera cerchia sociale rispetto agli altri internauti. Inoltre, dal punto di vista della conformazione dei legami sociali, gli iscritti a Facebook dichiarano di investire più fiducia nei legami sociali . E ancora: essi dimostrano di avere un numero maggiore di rapporti sociali forti. La media statunitense è di 2,16 amici con cui ci si confida (in crescita rispetto al 1,93 della rilevazione 2008).

Gli abitanti dei network sociali, inoltre, segnano punteggi elevati anche per quanto concerne l’impegno politico , mostrando una partecipazione più sensibile rispetto alla popolazione in genere.

Dunque, sebbene lo studio non stabilisca un rapporto causale tra attività sui network sociali e vita reale, alcuni osservatori sono inclini ad affermare che l’incremento dei rapporti umani registrato in Rete sia il risultato di più individui iscritti che utilizzano tali strumenti in maniera più meditata, perché non predisposti a usare tali strumenti come surrogato delle relazioni sociali reali.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
17 giu 2011
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