Italia, il rapporto Assinform e un inizio buio

Italia, il rapporto Assinform e un inizio buio

Il rapporto sull'informatica e le TLC dell'associazione degli industriali del settore non conferma i piccoli segni di ripresa evidenziati nel 2010. In attesa di una Agenda Digitale nazionale
Il rapporto sull'informatica e le TLC dell'associazione degli industriali del settore non conferma i piccoli segni di ripresa evidenziati nel 2010. In attesa di una Agenda Digitale nazionale

Il Rapporto Assinform per il primo semestre 2011 fotografa la situazione dell’Italia nel settore dell’Informatica, delle Telecomunicazioni e dei Contenuti Multimediali, settori che restano in crisi nonostante quelli che nel 2010 erano considerati segnali di ripresa.

Si tratta, ha dichiarato il presidente di Assinform Paolo Angelucci, di “un peggioramento degli ordinativi delle aziende informatiche, confermato da una netta riduzione della propensione agli investimenti in nuovi progetti IT da parte delle imprese-clienti. È questa una testimonianza preoccupante delle difficoltà a intraprendere la via dell’innovazione e della crescita di competitività, che ancora persistono nel sistema produttivo italiano, in particolare da parte delle Piccole e Medie Imprese”.

Il mercato dell’ Information Technology è infatti di nuovo in calo dopo i segnali di inversione di tendenza mostrati nel 2010 : segna in generale un -1,3 per cento, con in negativo (-1,5 per cento) i servizi IT e l’hardware (-2,1 per cento) e in positivo solo il software (+0,4 per cento).

Proprio dai dati del comparto software parte Angelucci per sottolineare le possibilità di crescita evidenziate anche dal cloud computing, che ha raccolto investimenti da parte delle imprese per 130 milioni di euro con la prospettiva di vederli triplicati nel 2013 : si tratta, dice , di “segnali precursori di domanda innovativa di crescita”.

In calo, tuttavia, vi è il settore delle Telecomunicazioni (-4,2 per cento) e in tutti i comparti: meno 3,8 punti percentuali per i servizi e meno 5,9 per gli apparati.

La digitalizzazione, rileva lo studio, resta ancora al palo, così come permangono i disagi creati dal digital divide che continua a dividere il territorio a macchia di leopardo e arrivando ad “ampliare il ritardo con il resto d’Europa”.

Per quanto riguarda l’impiego delle nuove tecnologie da parte delle imprese, in media sono il 13,4 per cento le PMI che in Europa operano online, contro il 3,8 dell’Italia, così come la domanda dell’ecommerce italiano è ferma al 14,7 per cento della popolazione contro il 40,4 della media UE e la popolazione che usa servizi di online banking in Italia è il 17,6 per cento contro il 36 per cento della media europea.

Infine, l’87 per cento delle aziende italiane utilizza la banda larga , un risultato che porrebbe il Belpaese a metà nella classifica dei 27 dell’Unione Europea se non fosse che permangono le consuete divisioni tra regioni : Calabria, Sardegna, Basilicata, Puglia, Molise e Trentino sono ferme al 77 per cento come Repubblica Ceca, Irlanda e Ungheria mentre Piemonte, Liguria e Val d’Aosta sono ai livelli di Germania, Regno Unito e Svezia.

Una situazione che perdura e che rende ancora più necessaria una “cabina di regia” che sviluppi una vera Agenda Digitale: “La declinazione dell’Agenda Digitale europea in chiave nazionale è una strada che non può essere più elusa o rimandata”.

Pur essendo quella dell’Agenda Digitale una questione già ampiamente dibattuta in Italia , Angelucci parla di “valorizzare il ruolo delle Regioni nella digitalizzazione dei territori attraverso un’Agenda nazionale capace di rendere coerenti e omogenee le strategie regionali, su tre temi cruciali per il Paese: lo sviluppo e l’efficienza dei servizi pubblici, l’innovazione delle PMI, lo sviluppo dell’infrastrutturazione a banda larga”.

L’attesa delle iniziative governative lascia in bilico anche le previsioni del settore che “oscillano tra una stima pessimista, con nessuna modifica di contesto, che assegna al settore IT un trend di crescita attestato a meno 0,8 per cento e una ottimistica, con i giusti incentivi all’innovazione, che individua una crescita di meno 1,3 per cento”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
21 giu 2011
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