Diablo III , il prossimo capolavoro annunciato di Blizzard che pare voler catturare lo spirito “action” del capitolo precedente con una confezione al passo coi tempi, necessiterà di una connessione sempre attiva a Internet – e non per le partite in multiplayer.
La software house che già aveva definito i sistemi DRM come una perdita di tempo si converte alla peggiore forma di DRM: ogni giocatore potrà creare un massimo di 10 personaggi “autenticati”, archiviati sui server Blizzard e utilizzabili sia in modalità single-player che nelle partite multiplayer.
Blizzard si giustifica con la necessità di mettere alla berlina i cheater e gli utenti abituati a modificare il proprio personaggio prima di portare lo scompiglio nelle partite online, una piaga che ha tenuto lontano (e ancora tiene lontano) dal multiplayer molti giocatori che continuano a macinare punti esperienza e oggettistica “eccezionale” nel sempreverde single-player di Diablo II.
Le DRM always-on – le stesse che Ubisoft ha già definito un successo – almeno dal suo punto di vista – trasformano a tutti gli effetti un titolo con una forte componente single-player in un MMO alla maniera di World of Warcraft, non a caso un altro blockbuster Blizzard che deve aver indicato la “via” al publisher/sviluppatore californiano.
In attesa di verificare quante ore passeranno prima che Diablo III venga affrancato dalle DRM always-on, del nuovo blockbuster di Blizzard si parla anche per funzionalità discusse come la possibilità di acquistare oggettistica in-game con denaro reale e l’avvio – oramai prossimo – del betatesting privato a inviti.
Alfonso Maruccia