Pornospam, chi protegge i bambini?

Pornospam, chi protegge i bambini?

Se lo chiede una lettrice che racconta la propria esperienza domestica con questo genere di spam, i problemi del figlio con lo spam, e che si chiede: cosa succede ai minori che non vengono seguiti passo passo?
Se lo chiede una lettrice che racconta la propria esperienza domestica con questo genere di spam, i problemi del figlio con lo spam, e che si chiede: cosa succede ai minori che non vengono seguiti passo passo?


Roma – Gentile redazione, vi seguo da molto tempo tutti i giorni ma è la prima volta che vi scrivo, e lo faccio per riferirmi ad una notizia che avete pubblicato sull’aumento dello spam pornografico, perché io stessa ho potuto notarlo e mi sono trovata a doverlo affrontare in un certo modo perché il computer, in casa, lo usa anche mio figlio, che ha 11 anni.

Nel forum della vostra notizia ho avuto modo di scambiare delle opinioni con altri lettori su questo fenomeno ma credo che non si stia valutando con sufficiente attenzione la prima conseguenza, quella a mio parere più grave e importante, di quelle email che senza alcun rispetto portano con sé immagini di una volgarità agghiacciante, capaci senza dubbio di turbare un giovane che non sia sostenuto da un forte impegno familiare.

Da quando accadde la prima volta, quando cioè mio figlio mi fece vedere una email che gli era arrivata da tal “Erika” (ma che fantasia che hanno questi generatori di spam), ho migliorato sensibilmente la situazione. Grazie all’uso di qualche strumento software, di una serie di filtri alla posta elettronica e altro ancora sono riuscita a limitare lo spam e, quindi, anche quello pornografico, che abbonda.

Ciò nonostante non ho ottenuto il risultato che volevo. Dopo aver istruito mio figlio, che è peraltro molto maturo per la sua età, su come si usa il computer, su quali sono i problemi più comuni dei virus (anche grazie a voi mi sono ormai fatta una cultura), speravo di potergli consentire di prendere la posta senza necessariamente stargli con il fiato sul collo. Credo infatti che sia importante che abbia un approccio sereno allo strumento e non vorrei essere un controllore soffocante. Ma, come avrete già capito, è ricapitato ancora una volta che una email confezionata con ben due immagini pornografiche, lascio a voi immaginare la loro volgarità, chiedesse a mio figlio, ripeto un bambino che ha appena compiuto 11 anni, di cliccare sul link di un sito a luci rosse.

Io posso, e anzi certo lo farò, presentare una denuncia per tentare di fermare almeno questo spammer ma non me la sento, a questo punto, di lasciare neanche per un minuto mio figlio solo davanti al computer.

Vi ho scritto non perché penso che vi sia una soluzione a questo ma perché mi chiedo cosa accada in quelle case o in quelle famiglie nelle quali il minore che si collega ad Internet semplicemente non possa essere seguito passo-passo. Sinceramente, mi vengono i brividi.

Grazie per il vostro stimolante e ineguagliato notiziario.

Sara F. (Modena)

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Pubblicato il
8 lug 2003
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