Il Mercato in Rete, la Cultura non sente ragioni

Il Mercato in Rete, la Cultura non sente ragioni

di G. Niola - A Venezia l'ennesimo confronto tra industria della cultura e rappresentanti della rete. Lo scontro s'infiamma con l'intervento del pubblico, operatori di settore che diffidano da ciò che non è repressione della pirateria
di G. Niola - A Venezia l'ennesimo confronto tra industria della cultura e rappresentanti della rete. Lo scontro s'infiamma con l'intervento del pubblico, operatori di settore che diffidano da ciò che non è repressione della pirateria

Venezia – Dalle tavole rotonde difficilmente emerge una soluzione, più spesso un quadro dei rapporti di forza tra operatori del settore. Alla tavola rotonda sul mercato per i beni digitali in rete, promosso dalla SIAE assieme all’Anica e alle Giornate degli Autori e in collaborazione con Nova/Sole 24 Ore, per la prima volta accanto a rappresentanti dell’industria dei contenuti, del diritto d’autore e delle infrastrutture, erano presenti opinionsti della rete slegati dal mercato e portatori di un punto di vista differente (rispetto a quello omogeneo con diversi interessi degli addetti ai lavori). È questa presenza al tavolo, unita alla scelta di tenere l’incontro durante il festival di Venezia (che ha favorito la presenza di un uditorio formato da un numero inusuale di addetti ai lavori), ha dato vita ad un discussione decisamente più accesa della media che ha reso chiaro quanto gli operatori del settore non conoscano ciò che si trovano a dover affrontare ovvero quel mercato digitale legale che descrivono con cifre e aggettivi sconosciuti a chi lo frequenti realmente.

Accanto a Gaetano Blandini (SIAE), Riccardo Tozzi (Presidente dell’ANICA), Francesco Nonno (V.P. Antitrust & Consumer Issues di Telecom Italia) e Andrea Purgatori (Associazione 100autori) c’erano anche il direttore de Il Post Luca Sofri e l’avvocato Carlo Blengino, fellow del Centro NEXA.
Mentre i primi hanno spiegato le motivazioni per le quali si dicono scontenti di come sia finito il tentativo di nuova disciplina in materia di commercio e tutela dei diritti intellettuali online dell’Agcom (ottimo negli intenti ma rimaneggiato talmente tante volte da essere ormai inutile, è un po’ il parere di tutti), i secondi hanno posto l’attenzione sulle ragioni di chi pirata, sull’opportunità di continuare ad equiparare furto reale con copia illegale e sulla necessità di ripensare il diritto d’autore più in generale per adattarlo ad uno scenario diverso, in cui i guadagni non saranno più quelli di prima e i consumatori non possono essere imbrigliati come una volta.

Mentre il comparto dei produttori e autori sottolinea come non esista una vera idea di repressione dell’illegale “troppo forte, seduttivo e pervasivo per essere battuto in una competizione” secondo Tozzi e “sostanzialmente criminale” per Purgatori, sono sembrati nettamente più rassegnati e meno combattivi del solito i rappresentanti SIAE, che a fronte di certi cavalli di battaglia quali “quello al remix e al mashup non è in alcun modo un diritto, va sempre chiesto il permesso al detentore di diritto che potrebbe non essere d’accordo” o “occorre che i provider blocchino un certo tipo di traffico che possono identificare benissimo” sono sembrati pronti a ricevere suggerimenti e privi della solita spinta conservatrice. Infine Nonno per Telecom Italia ha manifestato l’aderenza da sempre alla lotta alla pirateria (che ai provider aumenta i costi di banda) citando come esempio di possibile alternativa da loro messa sul tavolo CuboVision.

Fin qui tutto nella norma più assoluta. Come sempre si auspica “un’alternativa legale” ma si parla d’altro.

Quando nei loro interventi Luca Sofri e Carlo Blengino hanno esposto un’altra categoria di tesi, quelle per le quali il consumatore che scarica ha le sue ragioni (che non lo sollevano dal commettere un illecito, chiaramente), la libera circolazione delle opere intellettuali ha dei vantaggi culturali per tutti, l’offerta legale non è vero che esiste con i numeri e la profondità che vengono sbandierati e infine la dannosità di certa comunicazione in materia di pirateria assieme al continuo fare riferimento alla fazione ideologica opposta come i “paladini della libertà di fare qualsiasi cosa” di fatto svilendone il pensiero, si è scatenato un coro di critiche che è stato civile quando proveniva dagli altri speaker e più violento quando veniva dal pubblico (formato, oltre che dalla stampa, anche da persone interessate alla materia).

La degenerazione ha dimostrato oltre ogni dubbio come il settore nel suo insieme non riesce ad accettare la discussione di una visione diversa e che, nonostante le dichiarazioni dei vertici delle società o delle associazioni di categoria, permane una diffidenza e un livore per qualsiasi idea che non sia la repressione dei pirati che impedisce ogni discorso e forse anche l’approdo ad una soluzione di medio termine. È stato infatti Riccardo Tozzi con pragmatismo ad auspicare non tanto “una soluzione definitiva che arriverà prima o poi ma per la quale è necessario davvero tanto tempo, quanto una soluzione transitoria per lenire le perdite nel breve termine e preparare il terreno per una regolamentazione efficace”.
Purtroppo non era presente nessuno dell’Agcom.

Gabriele Niola

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Pubblicato il
9 set 2011
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