Il 3D che si tocca

Il 3D che si tocca

Un effetto tridimensionale, visibile ad occhio nudo, che consente anche di interagire con le immagini. È il sistema RePro3D progettato dalla Keio University di Tokyo
Un effetto tridimensionale, visibile ad occhio nudo, che consente anche di interagire con le immagini. È il sistema RePro3D progettato dalla Keio University di Tokyo

La visione 3D genera la magica illusione di poter toccare con mano le immagini che “escono” dallo schermo. I ricercatori giapponesi della Keio University stanno provando ad amplificare ulteriormente questa sensazione, implementando un’interfaccia touch in ambito stereoscopico.

Il dispositivo RePro3D messo a punto dal team universitario consente davvero di utilizzare il tatto per giocare con le immagini digitali proiettate sullo schermo, utilizzando un mix tra diverse e collaudate tecnologie.

Il voluminoso display utilizza ad esempio la tecnica retro-flettente, vista in ambito olografico, per piazzare le immagini in un punto diverso da quello della sorgente luminosa ed aggiungere profondità alla scena. Senza bisogno di occhialini.

Una termocamera ad infrarossi rileva invece la mano dell’utente che si muove liberamente in uno spazio tridimensionale, la stessa filosofia “naturale” su cui è basato Microsoft Kinect, mentre dei sensori posti sulle dita si occupano di aggiungere feedback tattile.

Per il momento il RePro3D è stato testato su piccoli e semplici oggetti tridimensionali, pensando prevalentemente all’industria dei videogame, ma una tecnologia di questo tipo potrebbe essere utilizzata anche in ambiti diversi dall’entertainment. Il prossimo traguardo da raggiungere consiste nel far interagire due utenti distinti con lo stesso oggetto virtuale “solido” che reagisce agli stimoli esterni.

Roberto Pulito

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Pubblicato il
22 set 2011
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