EUCD, non si lamentino i duplicatori

EUCD, non si lamentino i duplicatori

Con una lettera, Michele Favara Pedarsi interviene ancora nel dibattito sulle tasse sui supporti vergini, sul diritto d'autore, sulla SIAE e sul recepimento all'italiana dell'equivalente europeo del DMCA
Con una lettera, Michele Favara Pedarsi interviene ancora nel dibattito sulle tasse sui supporti vergini, sul diritto d'autore, sulla SIAE e sul recepimento all'italiana dell'equivalente europeo del DMCA


Roma – Caro Punto Informatico, ti scrivo in merito alla lettera Tasse sui CD? Grave buco nella normativa apparsa giovedì su Punto Informatico.

“Ecco un’altra illustre associazione che noncurante della legalità cerca
di tirare acqua al proprio mulino piuttosto che fare forza con la società per garantire il benessere alla comunità intera”.
Questo è approssimativamente il pensiero balenato nella mia testa nel leggere la lettera di Luciano Marini, presidente dell’Associazione Duplicatori Italiani Supporti Meccanici, Magnetici ed Ottici.

Ho già espresso il mio dissenso sul recepimento italiano dell’EUCD e quindi la mia posizione è oramai nota .

Mi scuso quindi per l’insistenza, ma continuo a pensare che il problema vero e proprio sia nell’ottica con cui vengono affrontati questi problemi e non nella legge in sé e la lettera pubblicata, non fa altro che rafforzare la mia tesi. Come spesso accade quando sono di fronte a veri e propri soprusi, ho sentito l’irrefrenabile desiderio di comunicare il mio dissenso ulteriore.

Il Presidente dell’associazione fa una premessa sconcertante e più volte assurda: è a favore della legge e di tutte le altre “iniziative atte a contrastare in modo efficace la pirateria che rappresenta un serio danno sia per gli autori che per le aziende associate ADISMMO”.

Lo sconcertante a mio avviso è nell’essere a favore di una legge che impone ai suoi associati delle pesanti gabelle; oltre che inique se consideriamo rilevante il principio di causalità delle pene piuttosto che dare credito ad uno scenario che si sta delineando a livello globale come l’incubo visto in Minority Report. Tutela i propri associati ponendosi a favore di tasse che loro pagano addirittura in quantità industriali? Direi che sono partiti con il piede sbagliato.

L’assurdo è voler mescolare l’oscuro Decreto Legislativo n. 68 del 9 Aprile 2003 con le iniziative atte a contrastare la pirateria; la seconda assurdità è porre questa normativa già vecchia, stantia, che manca completamente del contatto con la realtà e che tutela solo gli interessi di quella manciata di autori che possiedono titoli SIAE ed i pochi fortunati destinatari delle redistribuzioni SIAE, tra le iniziative in grado di combattere EFFICACEMENTE la pirateria.

Questa legge, ed i professionisti del diritto non me ne vogliano se per esigenze letterarie chiamo legge un decreto legge, è stata fatta esplicitamente per remunerare i detentori del diritto d’autore, non per combattere la pirateria. E’ l’ennesimo cerotto messo lì dove i governi non sanno curare la ferita e non va ad intaccare nemmeno minimamente le cause della malattia ma piuttosto limita, in maniera non corretta, i danni locali mentre il perpetrarsi del logorio ne crea altri maggiori altrove. Non è un caso che tutte le più alte istituzioni in materia di diritto ed economia continuano a ripetere che occorrono pantaloni nuovi, perché non c’è più spazio per applicare toppe.

E come per tutte le leggi, giuste od ingiuste, la capacità d’adattamento, di cui l’essere umano è campione, continua a stupire. C’è chi ha proposto di importare supporti preincisi con piccole tracce che limitano la capienza in modo trascurabile ma esclude detti supporti dalla categoria dei “vergini”, magari piccole ma utilissime tracce contenenti informazioni tecniche sui supporti od un settore di boot.

C’è ancora chi già si sta attrezzando per acquistare in gruppo grandi quantità di supporti vergini in Norvegia (che non ha avuto la faccia tosta di imporre ai propri cittadini una gabella ingiustificata per tutelare i pochi già ricchi titolari del diritto d’autore) o sui mercati asiatici, nei quali molti venditori pur di vendere aiutano a bypassare i controlli doganali.

I Duplicatori Italiani non sono più concorrenziali, lo Stato spende milioni di euro in tributi che vanno alla SIAE per la memorizzazione dei documenti, gli italiani pagano una tassa in più, i più attenti acquistano all’estero invece di comprare in Italia e ricevere tanti Grazie come ci dice la pubblicità e, quelli più scaltri ed in forte necessità, evadono i controlli doganali esponendosi a reati di vario genere oltre ad aumentare il carico di lavoro per chi deve trovare ed accertare gli illeciti: dalla Polizia, in alcuni casi addirittura senza la benzina per le pattuglie, ai Giudici, che bistrattati da ogni dove, il giorno passano più tempo a cercarsi un’aula dove riuscire a fare udienza piuttosto che a poter lavorare sui fascicoli, spesso accatastati nei corridoi dei palazzi di giustizia.

Questi sono gli UNICI risultati, oltre a Cesare Beccaria che si rivolta nella tomba ed ai cittadini italiani maltrattati, di una legge che non contrasta la pirateria e non rende giustizia alla categoria degli autori, tutti, non solo quelli che meglio si integrano nel sistema SIAE .

Ed oltre ad assurdo, è anche pericoloso accostare la prevenzione della pirateria al decreto legge incriminato; perché potrebbe creare la falsa illusione nelle masse che sia veramente d’aiuto a contrastare la pirateria e quindi necessario come è necessario arginare il fenomeno pirateria.

Tutto questo solo nella premessa. Dopodichè si passa alla richiesta, vero e propria ragione di esistenza di quella lettera: fare in modo che i duplicatori professionali siano esulati dal pagamento della nuova tassa.


I più radicali si limiterebbero a ricordare che la legge è uguale per tutti, od almeno questo è il principio guida, anche se oggi abbiamo una grande abbondanza di esempi illustri in cui la Cirami, il patteggiamento allargato e tante altre amenità hanno consentito anche a pedofili, assassini e responsabili di aereoporti di evitare in tronco in maniera pre-giudiziale l’accertamento delle responsabilità come di Giustizia.

Ma forse questa parola è vecchia, ultimamente ho sentito qualcuno suggerire di cambiare nome alla Giustizia, perché questo termine non rende più l’idea.
A me invece, piuttosto che ricordare l’universalità della legge, preme soffermarmi sul modo di procedere di queste associazioni. Nel caso in specie vedo un’analogia concreta con quello che è successo dal 2000 ad oggi negli USA.

Le major discografiche, cinematografiche e del software hanno spinto affinchè venisse varato il Digital Millennium Copyright Act, ovvero quel bastione legale che non permette di scavare nei sistemi di protezione alla ricerca di falle e che, come effetto collaterale, proibisce agli scienziati di divulgare le loro scoperte ponendo un freno assoluto sull’evoluzione dei sistemi di protezione, lasciando quest’ultimi in mano alle associazioni malavitose che non curanti della legge procedono tranquillamente nei loro loschi affari. Quando poi le stesse major si sono rese conto che avevano la necessità di monitorare l’attività dei singoli utenti perché ogni singolo cittadino del mondo desidera scambiarsi informazioni digitali in tutta autonomia (dicesi “comunicazione”, è una delle necessità animali, anche se gli animali non comunicano in digitale), hanno chiesto di venir poste sopra il DMCA per poter indagare sull’attività dei singoli individui e per far questo avevano bisogno di violare le protezioni che noi utenti siamo costretti a mettere in atto per non venir bombardati quotidianamente da pubblicità, virus, trojan, spyware, e tutti i software, a partire probabilmente dai sistemi operativi, che succhiano velatamente ogni tipo di informazione sulla nostra personalità. Tutti prodotti di un’economia sconsiderata che subordina i diritti civili al benessere del bilancio.

Questi giochi di potere sembrano non finire mai e proprio questi giochi di potere stanno imbarbarendo i nostri valori liberal-democratici. Se i cittadini devono accettare di pagare una tassa per sopperire alle mancanze di uno Stato incapace di scovare e perseguire i pochi reali contrabbandieri, a maggior ragione l’industria deve sostenere questa causa. Se l’industria della duplicazione non la vuole sostenere deve spingere sullo Stato affinchè la tutela degli interessi dei pochi non danneggi gli altri, non chiedendo un esonero che le consente di ignorare il problema.

Trovarsi d’accordo con una legge e poi non voler sottostare in prima persona ai vincoli imposti da questa è un gioco infantile che si ripete da sempre e che parte proprio da chi promulga le leggi: un vizio antico secondo il quale chi fa le leggi, ha grosse difficoltà ad applicarle a se stesso. Un famoso regnante inglese, pur di divorziare contrariamente a quanto stabilito dalla Sacra legge di Roma, ha creato una nuova Chiesa. Il Papa, Capo definito Infallibile di una Chiesa piramidale e dogmatica che da sempre perseguita o imbavaglia il dissenso, ultimamente ha parlato di informazione libera tenuta a diffondere la verità con lealtà ed imparzialità ; il Presidente del Consiglio chiede giustizia senza voler essere giudicato, ma non riesce ad entrare nell’ottica che per ottenerla, deve chinare il capo alla giustizia e venire giudicato innocente, non basta nemmeno non finire in galera per l’inesorabile quanto giusta prescrizione. Ma di esempi come questi se ne potrebbe fare a dozzine, dai tempi di Muzio Scevola, al film di Takeshi Kitano “Brother”, in cui un onorevole membro della temutissima Yakuza, ad una riunione di famiglia , si trafigge l’addome e ne estrae l’intestino solo per mostrare a chi aveva fatto false allusioni che non aveva nulla da nascondere nello stomaco. Non serve mutilarsi e trafiggersi, tantomeno per questioni d’onore, basta prendersi con dignità le proprie responsabilità nei confronti del prossimo.

Sperando quindi che prima o poi i governi la smettano di abusare della delega del parlamento secondo cui possono promulgare leggi, chiamate decreti leggi, al pari dei paesi in cui le leggi le fanno esclusivamente i governi (come il vecchio Iraq), e che quindi restituiscano il concetto originario di democrazia al termine usato per identificarla, concludo lanciando un appello: “sollecito la SIAE e le autorità competenti in materia, a voler prendere atto delle eccezioni” per Uso Personale “e prevedere al più presto provvedimenti. Invito tutti a voler considerare il fatto che” i cittadini italiani “stanno subendo considerevoli” aumenti del costo della vita “con gravi danni” sociali “in un momento nel quale hanno effettuato cospicui investimenti” per adeguarsi al digital millennium. Urge quindi adeguare la normativa affinchè vengano esclusi dalle gabelle tutti gli usi che i cittadini italiani fanno dei supporti digitali che non comprendono la copia di materiali protetti dal diritto d’autore e così giungere alla chiusura di questo secondo grave “buco nella normativa”.

Con la speranza che il potere economico dei Duplicatori Italiani non sia mai sufficiente a realizzare nuovi bracci di ferro controproducenti, porgo i miei

Distinti Saluti
Michele Favara Pedarsi

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Pubblicato il
11 lug 2003
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