UE, un calcio all'esclusiva territoriale?

UE, un calcio all'esclusiva territoriale?

Una sentenza legata alla trasmissione e alle schede per la visione delle partite della Premier League potrebbe aprire alla liberalizzazione dello streaming all'interno dell'Europa
Una sentenza legata alla trasmissione e alle schede per la visione delle partite della Premier League potrebbe aprire alla liberalizzazione dello streaming all'interno dell'Europa

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che non è illegale per i privati cittadini comprare schede decoder e abbonamenti a emittenti satellitari stranieri per la visioni di partite di calcio .

La Corte di Giustizia ha stabilito che la Football Association Premier League (la seria A britannica) non può impedire agli utenti di cercare offerte migliori per gli abbonamenti televisivi di quelli offerti da BSkyB, che nel paese si è aggiudicata (al costo di un miliardo di sterline) i diritti di trasmissione degli eventi sportivi legati al campionato di calcio. Nella sentenza si è spiegato che tentare di proibire “l’importazione, la vendita o l’utilizzo di schede decoder straniere è contrario alla libera circolazione dei servizi e non può essere giustificato né dal bisogno di proteggere la proprietà intellettuale né da quello di incoraggiare il pubblico ad andare allo stadio”.
Per questo costituisce una restrizione proibita della concorrenza .

Il caso è partito dalla denuncia mossa nei confronti di un pub di Portsmouth, il Red, White and Blue , che trasmette le partite della Premier League con una card greca: secondo la FA Premier League si tratterebbe di un “dispositivo illecito” in quanto utilizzato fuori dal territorio in cui è stato commercializzato. Concetto che, tuttavia, mal si adatta al mercato unico europeo .

Allo stesso modo sono sembrate al giudice inapplicabili le disposizioni britanniche che proibiscono l’importazione e l’utilizzo di dispositivi stranieri atti all’accesso a servizi satellitari, anche se questo tipo di normativa è appoggiato e applicato anche dalla Francia e dell’Italia.

Meno scontato, invece, era il superamento da parte del Giudice della difesa basata sulla territorialità del diritto d’autore: anche i dettami europei della libera circolazione (di beni e servizi) hanno sempre trovato un limite invalicabile nella limitatezza territoriale delle licenze di proprietà intellettuale (sia brevetti che diritto d’autore).

Il Giudice, stavolta ha stabilito che un sistema di licenze di trasmissione che garantisce esclusività territoriale impedendo ai telespettatori di usufruire del servizio con una card legittimamente acquisita in uno Stato membro è contrario alla normativa europea.

Con la nuova sentenza, insomma, la Corte di giustizia sembra aver gettato le basi per il superamento della limitazione territoriale dei diritti di esclusiva di trasmissione televisiva di determinati contenuti, affermando che qualsiasi blocco delle trasmissioni è da ritenere contrario ai principi della libera circolazione.

Oltre a spingere per una riforma del sistema di licenze impiegato per la vendita degli eventi sportivi, questa sentenza potrebbe essere importantissima: sembra incoraggiare all’apertura al libero accesso non solo dei servizi televisivi, ma anche di quelli online e in particolare allo streaming .

Anche se la sentenza ha stabilito il principio della libertà di scelta dell’offerta straniera da parte di un privato, il proprietario del pub è comunque uscito sconfitto in quanto, essendo la trasmissione nel locale una “comunicazione al pubblico”, aveva bisogno del permesso della FA Premier League per non incappare in una violazione del diritto d’autore.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 4 ott 2011
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