USA, sicurezza contro le soffiate

USA, sicurezza contro le soffiate

Diktat dai vertici della Casa Bianca: le agenzie federali dovranno irrobustire i propri network per evitare fughe di dati come quelle su Wikileaks. I militari hanno già disabilitato il 90 per cento dei computer interni
Diktat dai vertici della Casa Bianca: le agenzie federali dovranno irrobustire i propri network per evitare fughe di dati come quelle su Wikileaks. I militari hanno già disabilitato il 90 per cento dei computer interni

Sette mesi di lavoro, per rivedere le varie procedure di gestione di tutte quelle informazioni classificate come riservate . Un estenuante meeting governativo, appena terminato con uno specifico ordine esecutivo dagli alti vertici alla Casa Bianca. Il Presidente statunitense Barack Obama non accetterà ulteriori fughe di dati dai sistemi informatici gestiti dalle agenzie federali.

Il diktat è così arrivato per chi gestisce i network governativi a stelle e strisce: nel futuro bisognerà evitare fughe clamorose come quelle annunciate al mondo dal sito delle soffiate Wikileaks. Gli ufficiali del Pentagono, del Dipartimento di Stato e dell’ intelligence dovranno ora assicurarsi che le rispettive infrastrutture informatiche siano al sicuro .

Urgenti misure di tutela dei database, volute dall’Amministrazione Obama sulla scia di quanto già fatto dall’Esercito statunitense. Che ha praticamente disabilitato quasi il 90 per cento dei suoi computer per evitare lo scaricamento indebito dei documenti . Al Dipartimento di Stato è stato predisposto il blocco dei servizi di posta elettronica sfruttati da molti militari, tra cui la talpa Bradley Manning.

Nel frattempo, il governo di Washington ha ottenuto un’ordinanza che obblighi Google e il provider Sonic.net a consegnare le informazioni relative all’account di posta elettronica del collaboratore di Wikileaks Jacob Appelbaum . Inutili le resistenze dei vertici di Sonic.net : alle autorità statunitensi verranno consegnati anche gli indirizzi di vari account entrati in contatto con l’hacker statunitense.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
11 ott 2011
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