PROTECT IP Act, scure sugli intermediari

PROTECT IP Act, scure sugli intermediari

Piattaforme come YouTube e Facebook potrebbero essere ritenute responsabili delle violazioni commesse dagli utenti. Gli attivisti insorgono: sparirebbe il porto sicuro garantito alle società operative sul web
Piattaforme come YouTube e Facebook potrebbero essere ritenute responsabili delle violazioni commesse dagli utenti. Gli attivisti insorgono: sparirebbe il porto sicuro garantito alle società operative sul web

Una nuova versione del famigerato PROTECT IP Act , da introdurre all’attenzione dei membri della U.S. House of Representatives . Ulteriori misure legislative che potrebbero influire in maniera significativa sulle attività online dei cosiddetti intermediari, come ad esempio piattaforme di video sharing del calibro di YouTube .

A muoversi rapidi sono stati gli attivisti di Demand Progress , che hanno lanciato una petizione online per fermare il disegno di legge già approvato alla fine dello scorso maggio dalla Senate Judiciary Committee . Al centro del mirino sono ora finite alcune modifiche a stravolgere gli attuali dettami del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) .

Social network come Facebook e Twitter – insieme a piattaforme come il Tubo – potrebbero dunque essere ritenuti responsabili delle violazioni del copyright commesse dagli utenti : a venir meno sarebbero così le protezioni garantite dal cosiddetto safe harbor , il porto sicuro offerto alle società operative sul web che operino in buona fede rispetto alle violazioni commesse dai loro utenti.
Potrebbero ritrovarsi nei guai per aver ospitato materiale in violazione del diritto d’autore. Come sottolineato dagli stessi attivisti di Demand Progress , piattaforme come quella di Google sarebbero costrette a chiudere definitivamente i battenti digitali. In quanto impossibilitate a controllare tempestivamente tutti i contenuti ospitati .

In sostanza, la nuova versione del PROTECT IP Act inserirebbe Facebook e YouTube nella lista dei siti votati alla condivisione illecita dei contenuti. Rappresentanti dell’industria high-tech come CCIA e NetCoalition hanno denunciato la propria esclusione dal processo di revisione del disegno di legge contro i pirati di Internet.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 28 ott 2011
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