IBM gioca col nano

IBM gioca col nano

Big Blue presenta tre avanzamenti nel campo delle tecnologie dell'infinitamente piccolo. Potenzialmente in grado di rivoluzionare il settore hi-tech e sospingere la legge di Moore come se nulla fosse
Big Blue presenta tre avanzamenti nel campo delle tecnologie dell'infinitamente piccolo. Potenzialmente in grado di rivoluzionare il settore hi-tech e sospingere la legge di Moore come se nulla fosse

Nel corso dell’ultimo IEEE International Electron Devices Meeting , IBM ha presentato tre “passi avanti esplorativi nel campo della ricerca” sulle tecnologie nanoscopiche, promettendo di rivoluzionare il settore dei microprocessori, delle memorie e della tecnologia informatica in generale. Di qui a non si sa quanti anni ancora.

L’obiettivo principale degli sforzi di IBM (e non solo) è quello di estendere la validità dell’enunciato noto come “legge di Moore”, cioè il raddoppio dei transistor e della potenza dei microprocessori ogni due anni circa.

Diversamente da Intel che è già pronta a commercializzare le sue CPU 3D con transistor tri-gate, IBM appare ancora ferma agli exploit prototipali: il piatto di giornata delle “rivoluzioni” tecnologiche prossime venture comprende un chip al grafene realizzato con i tradizionali processi produttivi CMOS, notizia non proprio nuova e comunque probabilmente non sufficiente – come IBM stessa ha confermato in passato – a candidare il “miracoloso” materiale derivato dalla grafite a sostituto completo del silicio.

IBM sperimenta poi con i nanotubi al carbonio – altro materiale protagonista delle cronache tecnologiche degli ultimi anni – usandoli per ridurre le dimensioni di canale nei transistor al di sotto dei 10 nanometri. Canali di minori dimensioni implicano naturalmente la possibilità di infilare un maggior numero di transistor su uno spazio sempre più ridotto.

L’exploit hi-tech più interessante presentato da IBM è probabilmente costituito dalle ultime novità in campo di memoria Racetrack , una tecnologia su cui IBM lavora da tempo e che dovrebbe, in un futuro ancora da tracciare, sostituire i sistemi di memorizzazione magnetica (HDD) e quelli a stato solido (SSD) con nuovi chip di memoria capaci di unire la convenienza e lo spazio dei primi e le velocità stellari dei secondi – con un’affidabilità molto superiore a quella degli SSD “suicidi” con cicli di scrittura limitati.

Le memorie Racetrack intendono dare battaglia alla già ampia concorrenza (memorie PCM, MRAM eccetera) per mandare in pensione gli HDD ed eliminare dal mercato gli SSD, prima ancora che questi ultimi diventino un’alternativa valida per lo storage personale di massa. Anche in questo caso, IBM dice di essere riuscita a realizzare i nuovi chip usando gli stessi processi produttivi attualmente impiegati dall’industria.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
6 dic 2011
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