Le major in bilico

Le major in bilico

di L. Assenti - Le major della musica scelgono Rischiatutto, la posta è l'intero mercato, che difendono giocando duro contro nonni e famiglie attonite. Ma a Rischiatutto si rischia, appunto, tutto
di L. Assenti - Le major della musica scelgono Rischiatutto, la posta è l'intero mercato, che difendono giocando duro contro nonni e famiglie attonite. Ma a Rischiatutto si rischia, appunto, tutto


Roma – I media americani stanno comprensibilmente facendo a gara per capire chi tra gli utenti P2P rischia la denuncia per pirateria da parte dei discografici della RIAA e quali sono i volti e le storie di ciascuno di essi. Il quadro che ne esce è davvero interessante, anche grazie ad alcune novelle dichiarazioni della RIAA stessa.

Associated Press scrive quello che si è capito ormai da qualche tempo: che dietro ai quasi mille IP ai quali la RIAA sta associando altrettanti nomi di downloader , ci sono spesso e volentieri inconsapevoli ragazzi e spaventate famiglie. Storie come quella di un padre 67enne che cerca di giustificare la figlia 23enne: “Né io né mia figlia – ha dichiarato l’uomo ad AP – avremmo mai fatto qualcosa sapendo che è illegale. Credo che nessuno sappia che questo è illegale, è solo un modo per avere della musica”

E questo è il punto. Perché dopo le campagne di sensibilizzazione su tutti i media, dopo l’infinita crociata anti-Napster, dopo le polemiche sulle legislazioni repressive finite sui giornali, dopo le prime clamorose denunce contro aziende e provider, la RIAA sperava di far arrivare anche alle famiglie americane un messaggio che evidentemente non è giunto. Il problema, evidentemente, è il come intende farlo ora.

In queste stesse ore il vertice della RIAA ha fatto sapere che i propri avvocati, quando presenteranno le denunce contro gli utenti del peer-to-peer, non guarderanno in faccia a nessuno. “L’idea – informa il presidente Cary Sherman – non è quella di fare selezione ma di far capire alla gente che è a rischio se offre un numero importante di file ad altri perché se li copino”. Sherman parla di “numero importante” proprio mentre un portavoce della RIAA dichiara altrove che “anche un solo file è un file di troppo”.

Non credo che i discografici siano degli ingenui. Ma è sorprendente che abbiano deciso di giocare a Rischiatutto , perdipiù giocando duro fin da subito. Sempre ad AP, Sherman ha dichiarato: “Se c’è qualcuno che vuole sistemare le cose prima di essere denunciato farebbe bene a chiamarci, ma certo non è chiaro quale sarà la nostra reazione”.

Estremismi, ma la dicono lunga su quanto le major si sentano con le spalle al muro. Non sono certo dichiarazioni di circostanza. Sherman in questo momento, dopo aver richiesto i nomi di circa mille utenti, non ha alcuna intenzione di rivelare al mondo fino a che punto la RIAA intende colpire i singoli downloader. Ed anzi ripete che ancora centinaia saranno i nomi da “pescare” tra gli utenti del P2P. Perché lo scopo, ora, è terrorizzare . Si tratta di prendere per la collottola chiunque, chiedergli danni fino a 150mila dollari per ogni brano posto in condivisione, e sventolare il miserello dinanzi agli occhi increduli della comunità degli sharer più accaniti.

Il rischio per i discografici? E’ quello di risvegliare chi oggi si ostina a comprare musica nata a tavolino da ricerche di mercato e scelte industriali che ben poco hanno a che fare con l’arte, di spingerli a farsi domande, di permettere che si accorga del trucco e si accodi ai tanti, sempre più numerosi, che dichiarano l’intenzione di astenersi dall’acquisto di CD. L’altra musica, quella vera, continuerà a circolare.

Onore al merito, dunque. La RIAA sta davvero rischiando tutto.

Lamberto Assenti

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Pubblicato il 30 lug 2003
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