Copyright, la SOPA del Belpaese

Copyright, la SOPA del Belpaese

Approvata la proposta d'emendamento al Decreto legislativo 70/2003 portata alla Camera dall'On. Fava. Gli hosting provider verrebbero obbligati a rimuovere i contenuti illeciti sulla semplice segnalazione di soggetti privati
Approvata la proposta d'emendamento al Decreto legislativo 70/2003 portata alla Camera dall'On. Fava. Gli hosting provider verrebbero obbligati a rimuovere i contenuti illeciti sulla semplice segnalazione di soggetti privati

A mostrare il segnale di via libera è stata la Commissione Politiche Comunitarie, che ha approvato la proposta d’emendamento al disegno di legge recante “disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011”.

Ovvero l’iniziativa presentata alla Camera dei Deputati dall’On. Gianni Fava (Lega Nord), per introdurre una nuova forma di responsabilità a carico dei cosiddetti hosting provider . Che verrebbero in sostanza obbligati a rimuovere determinati contenuti online sulla base delle richieste inviate “dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione” .

Apparirebbe una versione tricolore del famigerato Stop Online Piracy Act ( SOPA ), il disegno di legge anti-pirateria che tante proteste ha scatenato in terra statunitense. Al comma 1-b dell’Articolo 16 – Responsabilità nell’attività di memorizzazione di informazioni, Hosting – del Decreto legislativo 70/2003 verrebbe aggiunta una cruciale precisazione.

“Dopo le parole autorità competenti sono inserite le seguenti: o di qualunque soggetto interessato “: spiegando meglio , gli hosting provider si ritroverebbero a dover rimuovere i contenuti illeciti non soltanto su segnalazione delle autorità competenti, ma anche di qualsiasi detentore dei diritti, ovvero un qualsiasi soggetto privato portatore di interessi .

“Si sta, per un verso, ipotizzando di privatizzare la giustizia consentendo a chiunque di ottenere la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico senza neppure passare da un giudice, semplicemente minacciando un fornitore di hosting di un’eventuale azione di responsabilità”, ha spiegato l’esperto Guido Scorza.

“Per altro verso, si sta subdolamente cercando di porre a carico dei fornitori di hosting un obbligo di sorveglianza in relazione ai contenuti pubblicati dagli utenti – ha continuato l’avvocato – trasformandoli in sceriffi della Rete, ruolo che non gli compete e che, come ormai universalmente accettato in ambito europeo, è bene non abbiano”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 20 gen 2012
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