Reflex per Nikon, no specchio per Olympus

Reflex per Nikon, no specchio per Olympus

Le due aziende giapponesi sfoderano due pezzi forti delle rispettive offerte. La D800 è una full frame con una spiccata vocazione alle foto posate. La E-M5 è al contempo l'erede della OM-1 e della E-5
Le due aziende giapponesi sfoderano due pezzi forti delle rispettive offerte. La D800 è una full frame con una spiccata vocazione alle foto posate. La E-M5 è al contempo l'erede della OM-1 e della E-5

Due modi molto diversi di interpretare la fotografia, e forse nient’affatto complementari: due aziende giapponesi con una lunga e onorevole storia alle spalle, Nikon e Olympus , presentano due pezzi forti delle rispettive collezioni. Ma mentre Nikon mostra la D800, erede di quella D700 che da 3 anni e passa ha portato finalmente i sensori full-frame alla portata di parecchi professionisti e amatori evoluti, Olympus da parte sua sceglie di fare un salto nel passato: la sua E-M5 è una micro4:3 che ha l’aspetto di una macchina fotografica degli anni ’70, pur celando al suo interno parecchie novità interessanti sotto il profilo tecnico.

La Nikon D800 è un sospirato aggiornamento del suo predecessore: attorno a un gigantesco sensore da 36 megapixel è stata messa in piedi una reflex full-frame con caratteristiche da professionista , ivi compreso corpo in magnesio tropicalizzato e un mirino con copertura 100 per cento e ingrandimento 0,70x (lo stesso della D4). Con la ammiraglia appena presentata , inoltre, condivide parecchio: a parte il sensore, sia l’autofocus, che il sistema di misura dell’esposizione e pure lo schermo posteriore sono gli stessi, senza dimenticare che anche il processore di elaborazione delle immagini (Expeed 3) è il medesimo. La differenza fondamentale tra D800 e D4 sono senz’altro la velocità di scatto (4fps, che salgono a 5 col battery pack, contro i 10 della D4) e la sensibilità: 50/100 ISO fino a 6.400 (espandibili a 25.600) per la “piccola”, 50/100 ISO fino a 12.800 (espandibili a 204.800) per l’altra. In altre parole, la D800 è una macchina fotografica da studio o per reportage in stile matrimonio, la D4 è più votata al fotogiornalismo (anche se nessuno vieta di usare l’una o l’altra per scopi diversi).

A testimoniare questa “vocazione” della D800, ci sono altri 2 indizi contenuti nel comunicato stampa: il primo è l’esistenza di una D800E, priva del filtro anti-aliasing, che dovrebbe consentire a una maggiore quantità di dettagli di rimanere impressi nella fotografia (al prezzo di un po’ di effetto moiré in alcune circostanze: ma si tratta di un problema che si incontra poco scattando foto di panorami o in generale ritratti posati – a meno che il soggetto ritratto non indossi vestiario di particolari tessuti). In secondo luogo, Nikon parla esplicitamente di qualità dell’immagine pari a foto scattate con macchine di medio formato : quest’ultima è un’affermazione molto forte, che la casa giapponese dovrà dimostrare coi fatti. Per scoprire il parere degli addetti ai lavori occorrerà attendere la primavera e l’arrivo sul mercato dei primi esemplari: ci vorranno 3mila dollari per la versione classica della fotocamera (senza obiettivo), 3.300 per quella E senza filtro.

Tra le novità rispetto al modello precedente, spicca infine la capacità cinematografica : la D800 è in grado di girare video fino a 30fps a 1080p e 60fps a 720p, quanto basta per consentire ai videomaker di farci un pensierino. Il settore per il momento è dominato dalla Canon, ma Nikon ci prova: la risoluzione complessiva del sensore gioca a suo favore ( sempre che nel frattempo Canon non sforni una 5D nuova , come tra l’altro parecchi si attendono), anche se gestire il prodotto di 36 megapixel non è semplice. Non a caso la fotocamera dispone di una uscita USB3.0 e di una HDMI non compressa, per tenere testa a file video e fotografie che raggiungono dimensioni ragguardevoli.

Olympus, da parte sua, punta invece su un formato più piccolo persino dell’APS-C, e sull’effetto nostalgia: la E-M5 è tanto, ma tanto somigliante alla storica e fortunatissima serie OM , che dalla OM-1 alla OM-10 ha fatto la storia della fotografia e del marchio (NB: gli obiettivi non sono compatibili col vecchio attacco, si tratta in tutto e per tutto di una moderna macchina micro4:3 con la forma di una vecchia OM). Viste le caratteristiche tecniche del prodotto , si può quasi affermare che la E-M5 sia l’erede (senza specchio) della serie E di Olympus: la ricomparsa di un mirino (elettronico) e le specifiche la piazzano un gradino sopra le PEN della casa giapponese, così come il prezzo e la struttura del corpo . Sul posteriore trova posto uno schermo (orientabile lungo un asse) da 3 pollici (610mila punti), e il mirino elettornico pare di buona qualità: 800×600 e 120fps, copertura 100 per cento e ingrandimento di 0,92, quanto basta per una composizione accettabile dello scatto.

La parte più interessante della E-M5 è però senz’altro il meccanismo di stabilizzazione del sensore : in luogo del classico due assi, Olympus ha elaborato un sistema capace di controbilanciare anche alcuni movimenti rotatori, amplificando la capacità della fotocamera di compensare i tremolii dovuti alla mano del fotografo. Se a questo si unisce un corpo in magnesio tropicalizzato, una raffica da 9fps, un autofocus che sulla carta pare sia il più veloce in circolazione, ecco che 1.000 dollari per il solo corpo (con 1.300 ci si porta a casa anche l’interessante 12-50mm f/3.5-6.3 ) non sembrano poi tantissimi: anche per questo ci si può azzardare a paragonare la E-M5 alla “vecchia” E-5, visto anche che Olympus ha annunciato che questa sarà solo la prima fotocamera della serie OM-D, un prodotto che unendo la buona qualità tecnica con il crescente successo del micro4:3 senza specchio potrebbe senz’altro far registrare buoni numeri nel bilancio di vendita, e magari fare breccia nei cuori di quei professionisti che fin qui hanno abbastanza snobbato questa categoria.

In altre parole, per entrambe le fotocamere si può parlare tranquillamente di “fascia alta”: Nikon, che ha un’offerta più ampia di Olympus, tenta di corteggiare una grossa fetta di fotografi che campa di matrimoni e altre attività dove la qualità dell’immagine (magari da stampare su grossi formati) la fa da padrone. Olympus, sebbene la E-5 sia ancora in produzione , ha messo in campo una fotocamera che eredita alcune delle caratteristiche delle PEN e che offre più di quanto non faccia la sua ammiraglia: il sensore da 16 megapixel si spinge fino a 25.600 ISO, e fatta eccezione per il mirino (la E-5 è pur sempre una reflex) non c’è quasi alcun motivo oggi per scegliere la “vecchia” al posto della nuova.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
8 feb 2012
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