Su Twitter è Reuters contro Goria

Su Twitter è Reuters contro Goria

Polemica tra l'agenzia stampa e il giornalista italiano che ne rilanciava a mezzo tweet e retweet alcune notizie. Il diritto di citazione nell'era del social network
Polemica tra l'agenzia stampa e il giornalista italiano che ne rilanciava a mezzo tweet e retweet alcune notizie. Il diritto di citazione nell'era del social network

L’agenzia stampa Thomson Reuters ha protestato e minacciato azioni legali nei confronti del giornalista italiano di Linkiesta Fabrizio Goria perché, nei suoi tweet e retweet, citava lanci riservati ai clienti che pagano un abbonamento.

Con il suo account Twitter, che ha quasi 15mila follower, il giornalista Goria riprende notizie economico-finanziarie da diversi canali, da Reuters , ma anche Bloomberg , Dow Jones e Les Echo : tuttavia l’agenzia stampa statunitense ha ritenuto di riscontrare in questo comportamento una forma di concorrenza sleale e di furto di contenuti .

Tant’è che il Desk Compliance di Thomson Reuters ha scritto prima a Linkiesta e poi direttamente al giornalista che, ha specificato la redazione del giornale online, utilizza il social media in maniera del tutto personale: la richiesta, e la minaccia di denuncia, riguardava una serie di retweet contenenti lanci dell’agenzia stampa.

Anche se la fonte veniva citata, infatti, il problema secondo Reuters riguardava la tempistica dei tweet: grazie all’ausilio di diversi servizi a pagamento, il giornalista italiano riesce a tweettare le notizie anche in anticipo rispetto alla diffusione da parte dei canali ufficiali dell’agenzia stampa, o quando ancora i lanci erano riservati agli utenti premium di un servizio terminale della stessa (seppur disponibili gratuitamente sul proprio sito anche se non in evidenza).

Goria ha riferito che la questione si è già risolta con le scuse di Reuters : ad aiutare a sbrogliare quello che rischiava di diventare un’imbarazzante affaire internazionale anche le pressioni degli stessi giornalisti dell’agenzia stampa “sorpresi per l’iniziativa”, che lo hanno contattato direttamente, racconta, per esprimere “solidarietà, dicendosi allibiti per l’accaduto e scusandosi personalmente a nome della società”.

Un po’ per le pressioni, insomma, un po’ per il chiarimento avuto con Goria, lo stesso “quartier generale di Thompson Reuters” sarebbe dunque tornato sui suoi passi: “Ci aveva stupito la velocità dei suoi tweet, quindi pensavamo ci fosse qualcosa sotto, ma così non è”.

Chiusa la faccenda, tuttavia, è il momento di tirare le somme: mentre Goria ha parlato di un episodio che gli ha permesso di capire “quanto sia lento e arretrato il mondo del giornalismo italiano”, il dibattito si è sviluppato sulla legittimità della richiesta di Thompson Reuters .

In effetti, si tratta di una questione che in parte coincide con la questione del diritto d’autore sulle notizie, e in parte con la natura del giornalismo ai tempi dei social media: dal punto di vista legale vale la pena ripercorre le situazioni in cui è permesso riprendere e utilizzare i lanci di un giornale, e quando invece si incappa nei limiti previsti dall’articolo 101 della legge sul diritto d’autore italiana.

Secondo tale normativa in Italia è considerato atto illecito “la riproduzione, senza autorizzazione, dei bollettini di informazioni distribuiti dalle agenzie giornalistiche prima che siano trascorse sedici ore dalla diramazione del bollettino stesso e comunque, prima della loro pubblicazione in un giornale o altro periodico che ne abbia ricevuto la facoltà da parte dell’agenzia”. Sembrerebbe dunque prevedere una sorta di concorrenza sleale anche nel caso in cui venga citata la fonte: tuttavia parla di due soggetti in un rapporto di concorrenza tra loro. E si tratta di una normativa evidentemente lontana dal tempo dei social media, che creano reti trasversali di informazioni e ritmi frenetici nella divulgazione delle news.

D’altra parte come spiega l’avvocato Guido Scorza, gli estremi di un’eventuale violazione vi sono solo “se il giornalista fa la cosiddetta rassegna stampa parassitaria , se cioè mette in rete sistematicamente su Twitter l’intero contenuto di un canale a pagamento dell’agenzia”: si tratta, per esempio, dell’ipotesi che ha spinto Dow Jones a denunciare Briefing.com per una ripetuta “appropriazione indebita” di titoli e parti sostanziali dei suoi articoli pubblicati su Dow Jones Newswires .

Mentre sembra proprio difficile ricollegare la situazione alla tematica del diritto di link e a quella degli aggregatori di notizie (Goria non fa, come nell’esempio presentato, un rilancio sistematico delle notizie Reuters e nei suoi cinguettii riconosce esplicitamente l’autore della notizia), c’è poi da prendere in considerazione gli aspetti della vicenda che attengono al mondo Twitter e in generale alla realtà accelerata dei nuovi media: se i fatti sono il nucleo di una notizia, d’altronde, il retweet è uno dei nuclei di Twitter e nel momento in cui Reuters vi si è iscritto ha accettato espressamente le sue condizioni generali di utilizzo, compresa la possibilità da parte di qualsiasi utente di retwittarne i contenuti.

Il tecnofringuello, d’altra parte, è sempre più utilizzato da utenti e addetti ai lavori per informarsi e questo sta comportando diversi cambiamenti nella comunicazione pubblica a cui, volenti o nolenti, si devono adattare i singoli giornalisti. Così come soggetti più grandi, come senz’altro è il caso dell’agenzia stampa Thompson Reuters .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
22 feb 2012
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