Caso Astrolabe, il Sole sorge senza copyright

Caso Astrolabe, il Sole sorge senza copyright

Astrolabe annuncia la dismissione della causa intentata contro i gestori del database dei fusi orari, si scusa e promette di non peccare più. Nel mentre il database era già stato messo al sicuro da ICANN
Astrolabe annuncia la dismissione della causa intentata contro i gestori del database dei fusi orari, si scusa e promette di non peccare più. Nel mentre il database era già stato messo al sicuro da ICANN

Si conclude in maniera positiva la questione Time Zone Database (TZD), l’archivio online aggiornato dei fusi orari mondiali finito in tribunale a seguito della denuncia di Astrolabe : la società specializzata in software astrologico ha ritirato le accuse, promettendo inoltre di non farlo più e chiudendo la faccenda una volta per tutte.

David Olson e Paul Eggert, storici manutentori del database in costante aggiornamento e ampiamente usato da sistemi operativi (Unix, Linux) e siti web in tutto il mondo, erano stati denunciati da Astrolabe con l’accusa di violazione di copyright: il database dei fusi orari conteneva materiale incluso nel software della società e non sarebbe pertanto potuto essere riprodotto senza l’opportuna autorizzazione.

Olson e Eggert avevano dunque chiesto assistenza legale alla Electronic Frontier Foundation (EFF), ed è proprio la EFF ad annunciare ora la resa incondizionata di Astrolabe su tutti i fronti: si è convinta che “fatti storici” come gli orari in cui sorge il Sole “non sono proprietà di qualcuno”, dice di aver male interpretato la legge e promette formalmente di non denunciare più nessuno per la stessa questione.

Per i manutentori del progetto TZD finisce una brutta avventura, mentre il database vero è proprio era già stato messo in sicurezza con l’ intervento diretto di IANA : l’authority si era detta disposta ad affrontare le questioni legali sollevate in merito al database, ma evidentemente non sarà più necessario passare per le armi le bellicose richieste di royalty di Astrolabe.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 feb 2012
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