USA: i domini sono cosa nostra

USA: i domini sono cosa nostra

Le autorità statunitensi rivendicano il diritto di sequestrare domini come .com, .org e .net. Perché in realtà controllati dal registrar Verisign. Poco importa se un sito illecito sia stato registrato all'estero
Le autorità statunitensi rivendicano il diritto di sequestrare domini come .com, .org e .net. Perché in realtà controllati dal registrar Verisign. Poco importa se un sito illecito sia stato registrato all'estero

Si contano ormai a centinaia i siti sequestrati dalle autorità statunitensi nell’ambito della cosiddetta Operation In Our Sites . Gli ufficiali della U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) si sono scagliati contro tutte quelle piattaforme online votate alla contraffazione o alla condivisione di opere tutelate dal diritto d’autore .

L’ultima vittima in ordine cronologico è il sito Bodog.com , specializzato in scommesse sportive non autorizzate. I responsabili della piattaforma hanno subito protestato per la chiusura del dominio, registrato in terra canadese e dunque non soggetto alla giurisdizione a stelle e strisce .

Una lamentela simile a quella presentata dai vertici di Puerto 80 Project , società iberica che gestisce il sito di indexing sportivo Rojadirecta . Ma le autorità statunitensi hanno ribadito quanto già affermato in passato: tutti i domini .com , .org o .net sono sequestrabili perché soggetti alle leggi federali di Washington .

Il motivo ? Sempre secondo ICE, i suddetti domini sarebbero “di proprietà” del registrar della Virginia Verisign . La presenza online di un sito come Bodog.com verrebbe dunque permessa dalle infrastrutture gestionali del registrar , al di là dell’eventuale registrazione in un paese diverso da quello statunitense.

Per alcuni osservatori , si tratterebbe di un vero e proprio abuso di potere, una sorta di prassi nata con la convinzione che il web sia in realtà controllato dagli Stati Uniti . I responsabili di Verisign hanno sottolineato come il blocco dei siti sia inevitabile dopo l’ordine firmato da un giudice a stelle e strisce.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
7 mar 2012
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