Disaggregazione, all'Europa non piace

Disaggregazione, all'Europa non piace

Approvato il decreto sull'unbundling della rete fissa di Telecom Italia. Ma potrebbe non essere conforme alla normativa europea. Pareri contrastanti dei soggetti coinvolti nella faccenda
Approvato il decreto sull'unbundling della rete fissa di Telecom Italia. Ma potrebbe non essere conforme alla normativa europea. Pareri contrastanti dei soggetti coinvolti nella faccenda

Le Commissioni Affari costituzionali e Attività produttive della Camera hanno approvato un emendamento al decreto semplificazioni in base al quale ordinano la disaggregazione dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia . Una questione che potrebbe complicare però la vita ai soggetti coinvolti, operatori e clienti, senza trascurare l’eventuale opinione al riguardo dell’Unione Europea che le indiscrezioni danno già critica sull’argomento.

Dietro questa decisione innanzitutto vi sarebbero motivi tecnico-economici legati in particolare alla manutenzione dei singoli doppini in rame che vengono ceduti in unbundling agli operatori alternativi : secondo quanto riferisce Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia,  “il singolo doppino in rame va dalla centrale all’abitazione dell’utente e non è un impianto individuale a sé stante, ma parte di vari cavi che attraversano canalizzazioni e pozzetti di una completa infrastruttura di rete di accesso. È quindi palese l’impossibilità di affidare  la manutenzione di una singola coppia di rame ad una società diversa da quella che contestualmente cura la manutenzione di tutto il cavo o di tutta l’infrastruttura di una certa area”.

Inoltre, anche il presidente di Agcom Corrado Calabrò ha scritto al ministro dello Sviluppo Corrado Passera per rivendicare il ruolo della sua Authority sulle decisioni in materia; ed Etno, associazione che rappresenta le principali telco europee, si è rivlta al commissario all’Agenda digitale Neelie Kroes per sottoporgli la liceità dell’emendamento.

Proprio a Bruxelles si snoda il destino dell’emendamento: vi potrebbero essere problemi a livello comunitario per incompatibilità con la normativa europea.

Per il momento la Commissione europea ha fatto sapere solo di “aver preso nota dell’emendamento” in questione, ma secondo le indiscrezioni raccolte dal Corriere delle Comunicazioni i problemi per la UE, in particolare, sarebbero legati a chi ha il potere di definire le misure in materia e a prendere provvedimenti relativi all’accesso e all’interconnessione: competenze che dovrebbe appartenere non ai governi, ma all’autorità di regolazione.

In questo senso, il quadro europeo rafforza i principi di indipendenza delle authority, definiti con precisione nelle direttive europee e sottoposti ad un meccanismo di controllo da parte della Commissione e del Berec. L’emendamento ora contestato, invece, non rispetterebbe il principio di responsabilità e sfuggirebbe in questo modo anche al controllo comunitario e a quanto previsto in materia di obblighi per gli operatori in posizione dominante.

Sulla stessa linea anche Asati che ha riferito come “tale proposta va assolutamente respinta perché in contrasto con la normativa Europea del settembre 2005 e anche con la regolamentazione Agcom (delibera 518/10/cons) secondo le quali sono indivisibili il servizio di manutenzione dal servizio unbundling, come del resto in tutti i Paesi Europei”.

Contraria a questa visione è invece AIIP, associazione di Internet provider, che ritiene l’emendamento in linea con lavorativa europea e non in pregiudizio delle competenze Agcom.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
8 mar 2012
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