Torvalds scomunica MacOS X. Jobs tace

Torvalds scomunica MacOS X. Jobs tace

Non usa mezzi termini il padre di Linux per esprimere, nella sua imminente autobiografia, la sua scarsa stima nei confronti del cuore di Mac OS X. Le frecce arroventate di Torvalds possono portare a nuove guerre di religione?
Non usa mezzi termini il padre di Linux per esprimere, nella sua imminente autobiografia, la sua scarsa stima nei confronti del cuore di Mac OS X. Le frecce arroventate di Torvalds possono portare a nuove guerre di religione?


Web – “Francamente credo sia spazzatura” (“piece of crap”). Così il padre di Linux, Linus Torvalds, nella sua imminente autobiografia (“Just for Fun”), si esprime riguardo al kernel di Mac OS X , il nuovissimo sistema operativo di Apple. Parole che potrebbero avere lo stesso effetto di benzina gettata su tizzoni ardenti.

Già, perché se fino ad oggi le due rispettive fazioni, “linuxiani” e “macchisti”, si erano per lo più ignorati o avevano persino trovato dei punti d’incontro, oggi potrebbero riconoscersi nell’ennesima guerra di religione.

Nel suo libro, Torvalds spiega che l’architettura a microkernel MACH su cui è basato Darwin, il cuore open source di Mac OS X derivato da BSD, “contiene tutti gli errori di progettazione che si possano fare, riuscendo persino ad inventarsene qualcuno di suo”.

Parole pesanti quelle del padre di Linux, frecce scagliate non soltanto verso Mac OS X, ma anche verso quella frazione di comunità open source che ancora sta portando avanti lo sviluppo di HURD , un kernel MACH alternativo a Linux e alla base di quel “sistema operativo GNU” un tempo agognato dal padre della Free Software Foundation Richard Stallman.

HURD perse d’importanza proprio con l’arrivo di Linux, quando molti sviluppatori open source ne abbandonarono il progetto preferendo concentrare i loro sforzi sul kernel del Pinguino. Il microkernel MACH, che fu preso a prestito anche da IBM per il suo OS/2, incontra invece ancora diversi estimatori: ciò nonostante Torvalds ritiene che il suo sviluppo sia troppo complesso e “aggrovigliato” e che, in sostanza, non valga la pena perderci del tempo.

Le schiette critiche di Torvalds alla tecnologia di Mac OS X spuntano nel capitolo del suo libro dove parla del proprio arrivo, quattro anni or sono, a Silicon Valley: come è risaputo, infatti, nel ’97 Linus è entrato in Transmeta per partecipare al progetto di un microprocessore, Crusoe, che per alcuni anni è rimasto avvolto nel mistero.


Il papà del Pinguino spiega che proprio in quell’anno il CEO di Apple, Steve Jobs, lo invitò a lasciar perdere Linux ed entrare nel gruppo che avrebbe poi dato vita all’attuale Mac OS X, una mossa con cui sperava, secondo Torvalds, di prendere due piccioni con una fava e catturare l’attenzione di una più vasta cerchia di sviluppatori open source.

“Penso che quando Jobs mi fece tale proposta – afferma Torvalds – non comprendesse affatto che Linux potenzialmente ha molti più utenti di Apple, sebbene siano due bacini davvero differenti”.

Jobs aveva evidentemente però compreso molto bene che nemmeno Linux, nonostante il suo crescente successo, sarebbe facilmente riuscito nell’intento di portare Unix nel mondo desktop: un obiettivo che Mac OS X ha ora fatto suo. Jobs non manca mai di sottolineare, e lo si trova stampato sulla stessa confezione del prodotto, che Mac OS X è un connubio fra la stabilità e l’affidabilità tipiche di Unix con la facilità d’uso e l’intuitività che da sempre hanno contraddistinto i sistemi Macintosh.

Per il momento Jobs, che non ha ancora replicato alle critiche pepate di Torvalds, pare molto occupato nel rilasciare, per l’estate, la versione 10.1 (Puma) del suo sistemone: un upgrade che dovrebbe cancellare qualche bug e alcune importanti lacune e togliere così dall’imbarazzo un’Apple che, dopo svariati ritardi, sembra non essere riuscita a salvarsi dai rischi di un lancio sul mercato che, a parere di diversi analisti, si sarebbe rivelato prematuro. Un’analisi inevitabilmente non condivisa dalla folta schiera dei macchisti.

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Pubblicato il
9 apr 2001
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