Sarkozy e le tasse dei colossi online

Sarkozy e le tasse dei colossi online

Il Presidente, in campagna elettorale, rivendica la volontà di voler tassare le grandi aziende Internet. Magari colpendo gli introiti generali dall'advertising online
Il Presidente, in campagna elettorale, rivendica la volontà di voler tassare le grandi aziende Internet. Magari colpendo gli introiti generali dall'advertising online

Il Presidente francese Nicolas Sarkozy ha detto di voler far pagare le tasse a quelli che ha definito i “giganti di Internet”.

Con tale dichiarazione , rilasciata prima di un incontro programmato con il fondatore di Twitter Jack Dorsey che ha visto a Parigi tutti i candidati alla presidenza, Sarkozy ha rilanciato la volontà di rivedere il regime fiscale in vigore nei confronti delle aziende Internet, in modo tale da farle pagare in maniera commisurata al giro di affari che sono in grado di generare.

A quanto si riferisce , in particolare, il problema sarebbe legato alla tassazione degli introiti generati dall’ advertising online: l’anno scorso il Parlamento ha respinto una proposta di legge in tal senso, con cui avrebbe chiesto l’un per cento degli introiti generati dalla pubblicità online , per paura che avesse potuto danneggiare le piccole aziende locali che ne usufruivano e non le grandi aziende come Google, Facebook e Twitter, che possono facilmente spostare in altri paesi le proprie sedi legali.

Sull’intenzione di Sarkozy è già intervenuta Google che ha sottolineato come Internet “rappresenti una fantastica opportunità per generare crescita e creare posti di lavoro in Francia”. A supporto della sua tesi porta uno studio condotto da McKinsey, secondo cui le aziende Internet hanno contribuito nel 2009 per 60 miliardi di euro all’economia francese e possono arrivare a creare fino a 450mila posti di lavoro entro il 2015 .

Quella delle tasse di Google, d’altra parte, è una questione complessa e di stampo internazionale: già le autorità a stelle e strisce , quelle cinesi , quelle britanniche , quelle turche e quelle italiane hanno sollevato dubbi circa la correttezza della sua posizione fiscale. Il problema è certamente legato alla sua natura multinazionale e alla possibilità di fatturare in paesi dove i regimi fiscali sono più favorevoli .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
15 mar 2012
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