Android e le app succhiabatteria

Android e le app succhiabatteria

Advertising e profilazione le maggiori (peggiori) fonti di dispendio energetico del freemium. Questione di qualità del codice, e forse non solo di Android
Advertising e profilazione le maggiori (peggiori) fonti di dispendio energetico del freemium. Questione di qualità del codice, e forse non solo di Android

Il freemium e le “app” gratuite sui cellulari e gli altri gadget mobile? Sono dei veri e propri vampiri assetati di energia, denuncia un team di ricercatori della Purdue University : il grosso della batteria viene consumato (sprecato?) visualizzando advertising e profilando l’utente a partire dalla sua location indicata dal sensore GPS.

Guidati da Abhinav Pathak (e lavorando in collaborazione con Microsoft), gli scienziati statunitensi hanno realizzato un “energy profiler” ( Eprof ) in grado di analizzare il comportamento di singole app, isolando i diversi thread e misurando il consumo energetico per ciascun di essi.

Armati di Eprof , i ricercatori hanno dunque messo sotto torchio alcune app gratuite disponibili sul marketplace Android (ora noto come Google Play ) come Angry Birds, Facebook, FreeChess e la “app” del New York Times.

Grazie a Eprof il team della Purdue ha scoperto che in taluni casi i thread responsabili di visualizzare le inserzioni nelle app (che si pagano non con il prezzo d’acquisto ma con le inserzioni pubblicitarie) continuano a funzionare in background durante tutto il tempo: tra il 65 e il 75 per cento dell’energia consumata se ne va via per “servire” advertising all’interno delle app fremium, stimano i ricercatori, mentre il resto viene usato dalle funzionalità base delle app.

Il problema, spiega Pathak, deriva soprattutto dalla scarsa qualità del codice con cui sono programmate le app e dalla disattenzione degli sviluppatori: EProf dovrebbe appunto servire a facilitare l’analisi dell’efficienza energetica delle app, e i ricercatori stanno lavorando per rilasciarne una versione open source dopo aver adattato il software all’ambiente Windows Phone. Resta da comprendere perché abbiano basato il loro studio solo su Android.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 mar 2012
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