Password in cambio di lavoro? Si può, per ora

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I Rappresentanti bocciano un emendamento che avrebbe vietato la pratica. La questione si sposta al Senato. Ma c'è chi avanza dubbi sulla necessità di una nuova legge
I Rappresentanti bocciano un emendamento che avrebbe vietato la pratica. La questione si sposta al Senato. Ma c'è chi avanza dubbi sulla necessità di una nuova legge

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha bocciato un emendamento della legge di riforma della Federal Communications Commission (FCC) che avrebbe vietato ai datori di lavoro di chiedere i dati d’accesso ai siti di social networking ai propri dipendenti.

L’emendamento in questione sarebbe stato inserito nella Federal Communications Commission Process Reform Act , una legge che punta a riformare l’autorità indipendente statunitense. In particolare la modifica, proposta dal democratico del Colorado Ed Perlmutter, avrebbe dato a FCC i poteri necessari per vietare questa pratica che va diffondendosi tra i datori di lavoro.

Perlmutter in passato aveva orientato i suoi voti in direzione anti-privacy, ma ora sembra aver cambiato opinione: “Le persone hanno una determinata idea della privacy quando utilizzano i social media come Facebook e Twitter. Si aspettano che i loro diritti di libertà di parola e di religione siano rispettati. Nessun cittadino statunitense dovrebbe fornire le proprie password personali per avere un impiego. I datori di lavoro possono agire come impostori e assumere l’identità di un dipendente o possono accedere continuamente monitorando o persino manipolando le attività e le opinioni dei propri lavoratori”.

Il deputato repubblicano Greg Walden, a capo del Sottocomitato Comunicazione e Tecnologia, ha affermato che l’emendamento è inefficace e non tutela la privacy dei candidati a un posto di lavoro. Inoltre Walden ha dichiarato che se davvero avessero voluto, i democratici avrebbero potuto suggerire il divieto di questa pratica durante la stesura del disegno di legge sulla riforma della FCC, mentre al contrario hanno proposto l’emendamento quando il testo era già pronto.

La modifica non è passata con 236 voti contrari e 184 a favore . Quasi tutti i repubblicani hanno votato contro e solo un deputato del Grand Old Party ha votato a favore.

Non tutto è perduto. Nel frattempo al Senato i democratici Richard Blumenthal e Charles Schumer hanno chiesto al Dipartimento di Giustizia e alla Commissione per le pari opportunità occupazionali di aprire un’indagine sui dirigenti che chiedono login e password dei social network ai propri dipendenti. In particolare, i senatori hanno chiesto alle due agenzie di verificare se questa abitudine che va diffondendosi violi la Stored Communications Act o la Computer Fraud and Abuse Act . La prima delle due leggi impedisce l’accesso senza autorizzazione alle informazioni elettroniche, mentre la seconda vieta l’accesso senza autorizzazione ai computer per ottenere informazioni.

Pare, dunque, che le leggi contro questa pratica ci siano già. A ben guardare, però, l’emendamento sarebbe stato in molti casi inutile : l’abitudine di chiedere login e password dei social network sembra essere particolarmente diffusa tra i dipartimenti delle forze dell’ordine, che sfuggono alla disciplina della FCC.

Gabriella Tesoro

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Pubblicato il
29 mar 2012
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