Paesi Bassi, guerra sul proxy dei Pirati

Paesi Bassi, guerra sul proxy dei Pirati

La versione locale del Partito Pirata obbligata a rimuovere il suo servizio proxy per l'accesso a The Pirate Bay. Proteste da parte della fazione, che attacca le lobby dell'intrattenimento e parla di censura della Rete
La versione locale del Partito Pirata obbligata a rimuovere il suo servizio proxy per l'accesso a The Pirate Bay. Proteste da parte della fazione, che attacca le lobby dell'intrattenimento e parla di censura della Rete

A scatenare per primi il fuoco legale erano stati i vertici di BREIN, attivissima organizzazione anti-pirateria in terra olandese. Nel mirino, la divisione locale del Partito Pirata, accusata di aver ignorato un’ordinanza nei confronti dei provider Ziggo e XS4ALL per il blocco di tutti gli accessi a quella che un tempo era la Baia più famosa del torrentismo globale .

Nello specifico, il Piratenpartij olandese avrebbe permesso l’aggiramento dei blocchi imposti ai due ISP grazie ad un servizio proxy per la tranquilla navigazione verso i marosi dell’ex-tracker BitTorrent . Ma il giudice de L’Aia aveva già ordinato la rimozione di piattaforme come tpb.dehomies.nl , con altri servizi simili a disattivarsi spontaneamente non potendo sostenere la multa prevista di mille euro per ciascun giorno d’inadempienza.

Il servizio proxy del Piratenpartij era però rimasto online, con il chairman Dirk Poot a puntare il dito contro BREIN e i suoi metodi “draconiani”. Secondo il partito, un soggetto privato – comunque supportato da una lobby come quella dell’ entertainment – non potrebbe avere il diritto di imporre una forma di censura alla rete olandese . Gli agenti di BREIN sono più che determinati e si rivolgono immediatamente allo stesso giudice de L’Aia.

Al Piratenpartij sono state concesse 6 ore di tempo per rimuovere il suo servizio proxy per l’aggiramento dei blocchi imposti ai provider. La corte locale ha così riconosciuto l’inefficacia delle precedenti ordinanze nel momento in cui gli utenti possono tranquillamente accedere a The Pirate Bay con piattaforme simili a quella del partito. Che però rischia una multa dieci volte più salata – 10mila euro al giorno – in caso d’inadempienza .

Quest’ultimo dettaglio non è sfuggito ai vertici della fazione pirata, ovviamente impossibilitata a pagare la salata sanzione. “Le idee di un piccolo partito politico sono evidentemente considerate più pericolose delle attività commerciali”, ha aggiunto Poot. Il Piratenpartij ha ora annunciato il ricorso presso la corte de L’Aia per ribaltare l’ordinanza emessa.

Sempre secondo i vertici della fazione, BREIN avrebbe esercitato una sorta di “molestia legale” per oscurare i diritti fondamentali dei netizen olandesi. Una forma di censura ordinata dalle grandi major dell’intrattenimento hollywoodiano. In aggiunta, un gruppo di ricercatori dell’Università di Amsterdam ha pubblicato uno studio basato sull’effettivo numero di file torrent disponibili dopo il blocco ordinato dal giudice.

In sostanza, non vi sarebbe stata alcuna diminuzione nel volume complessivo di contenuti scambiati attraverso le reti pirata . Gli abbonati di Ziggo e XS4ALL avrebbero infatti trovato altre strade per ottenere i file anche dopo la chiusura degli accessi alla Baia. Rimanendo seeder attivi per far scaricare i contenuti. Non dimenticando la solita morale tecnologica secondo cui chiuso un proxy se ne fa un altro.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 apr 2012
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