Diablo III, il Terrore della beta pubblica

Diablo III, il Terrore della beta pubblica

Un tranquillo weekend di beta-testing lascia perplessi i videogiocatori. Server sovraffollati, lunghe attese. E la sensazione che il nuovo Diablo possa non soddisfare i palati più raffinati
Un tranquillo weekend di beta-testing lascia perplessi i videogiocatori. Server sovraffollati, lunghe attese. E la sensazione che il nuovo Diablo possa non soddisfare i palati più raffinati

Se era un test per verificare l’affidabilità del sistema di autenticazione/gioco online di Diablo III, si può dire che il test non sia stato esattamente un successo: quello che per Blizzard doveva essere uno speciale weekend di beta-testing aperto al vasto pubblico, si è trasformato in una debacle che nella migliore delle ipotesi ha lasciato i giocatori perplessi sul lavoro di sviluppo sin qui operato dalla software house californiana o sulle risorse hardware messe in campo per far fronte all’attesa di uno dei titoli di maggior seguito della storia dei videogame.

La open-beta del fine settimana ha seguito il piccolo “incidente di percorso” dell’apertura dei server con qualche giorno di anticipo . L’idea era ottima, almeno sulla carta: Blizzard dava ai fan e ai giocatori interessati ad assaggiare il gusto del nuovo capitolo della saga hack’n slash per antonomasia un intero weekend in cui destreggiarsi con le classi di personaggio, le quest, le ambientazioni, la musica, gli sbudellamenti demoniaci e tutto quanto.

In pratica, l’idea si è trasformata in un grattacapo per Blizzard. Anzi un Terrore in Rete: l’obbligo di autenticarsi ed essere costantemente connesso ai server della società anche in caso di gioco in solitaria ha generato tempi di attesa infiniti, giocatori infuriati e/o cinicamente rassegnati e più in generale il peggio del repertorio dei disagi provocati da un sistema “always-on”.

Quel che è peggio e (in prospettiva) molto più preoccupante per le finanze di Blizzard è la reazione di chi, dopo le attese infinite di cui sopra, è riuscito a mettere le mani sul gioco vero e proprio: Diablo III è datato, dicono alcuni dei fortunati interconnessi di cui sopra, palesemente semplificato per piacere a una audience ben poco assimilabile a quella dei tanti (milioni) di giocatori dei precedenti capitoli della saga, non regge il confronto né con Diablo II (gioco ancora molto popolare a 10 anni dalla commercializzazione) né con gli altri “dungeon crawler” e hack’n slash/action rpg presenti sul mercato o in dirittura d’arrivo (Torchlight, Grim Dawn).

Insomma pare proprio che questa volta Blizzard abbia calcato troppo la mano nel trasformare Diablo in una nuova gallina dalle uova d’oro telematiche dopo World of Warcraft, e l’attesa è ora tutta per il prossimo 15 maggio nella speranza che la versione definitiva del gioco sorprenda positivamente tutti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 23 apr 2012
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