Emendamento Fava, il ritorno

Emendamento Fava, il ritorno

Il Consiglio Nazionale Anticontraffazione preme per l'immediata approvazione della proposta d'emendamento presentata dall'On. Gianni Fava. Per poi esportare la responsabilità dei provider anche a livello europeo
Il Consiglio Nazionale Anticontraffazione preme per l'immediata approvazione della proposta d'emendamento presentata dall'On. Gianni Fava. Per poi esportare la responsabilità dei provider anche a livello europeo

Era stata cassata dalla Camera dei Deputati all’inizio dello scorso febbraio, bocciata con 365 voti favorevoli e 57 contrari. Ma la proposta d’emendamento al disegno di legge recante “disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011” sembra ora risorta dalle sue stesse ceneri.

Dai più dipinta come una versione tricolore del famigerato Stop Online Piracy Act (SOPA), la proposta d’emendamento presentata dall’On. Gianni Fava (Lega Nord) vorrebbe apportare modifiche cruciali all’ articolo 16 – Responsabilità nell’attività di memorizzazione di informazioni, Hosting – del Decreto legislativo 70/2003. Ai vari provider sarebbe dunque imposta la rimozione dei contenuti illeciti su segnalazione di un soggetto privato .

Archiviata in Parlamento, la proposta d’emendamento è stata ora ripresa con vigore dal Consiglio Nazionale Anticontraffazione , che vorrebbe collocare le previsioni legislative di Fava in cima alla lista delle priorità del piano strategico per la lotta alla contraffazione presentato di recente presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

La Commissione tematica Internet del Consiglio vorrebbe così “affermare una responsabilità più incisiva in capo agli Internet Service Provider, nel rispetto del quadro normativo esistente a livello europeo”. Dunque sostenere l’immediata approvazione della proposta di legge di modifica degli articoli 16 e 17 del Decreto Legislativo 70/2003 presentata da Fava nel luglio 2011.

Altro obiettivo del Consiglio, “sostenere una esplicita adozione dei medesimi principi di responsabilità evidenziati nella nuova normativa italiana, nel quadro della regolamentazione europea”. Come a dire: bisogna esportare i principi di responsabilità voluti da Fava anche a livello europeo .

“È un’inaccettabile forma di privatizzazione della giustizia – ha spiegato l’avvocato Guido Scorza – la permanenza o meno di un contenuto nello spazio pubblico telematico non dipenderà più dalla decisione di un giudice, ma da una semplice segnalazione (autonoma ed arbitraria) di un singolo e dalla convenienza dell’intermediario che, piuttosto che rischiare di incorrere in un’eventuale responsabilità, preferirà procedere sempre e comunque alla rimozione”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 mag 2012
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