Buongiorno Vitaminic, il caso è chiuso

Buongiorno Vitaminic, il caso è chiuso

La Corte di Cassazione respinge il ricorso presentato dai due manager Casalini e Frigato. Resta la condanna in appello a nove mesi di carcere per trattamento illecito dei dati personali appartenenti agli utenti di Clever-Fuorissimo
La Corte di Cassazione respinge il ricorso presentato dai due manager Casalini e Frigato. Resta la condanna in appello a nove mesi di carcere per trattamento illecito dei dati personali appartenenti agli utenti di Clever-Fuorissimo

Il ricorso era stato annunciato nello scorso ottobre, dopo la conferma in appello della condanna di Andrea Casalini e Carlo Giuseppe Frigato, rispettivamente amministratore delegato e direttore finanziario di Buongiorno Vitaminic. La Corte di Cassazione ha ora respinto i documenti legali presentati dai due manager, lasciando così inalterati i nove mesi di reclusione per trattamento illecito di dati personali .

Gianluca Costamagna, gestore di Clever e del sito di barzellette Fuorissimo , aveva accusato i due dirigenti di aver inviato a circa 180mila utenti una serie di messaggi promozionali non richiesti. Buongiorno Vitaminic aveva infatti stipulato un contratto per la gestione di un database della newsletter Fuorissimo Day . L’azienda di Casalini e Frigato aveva poi continuato ad inviare “altre newsletter” al 39 per cento degli iscritti alla lista .

Si trattava cioè di nuove missive contenenti pubblicità sui servizi offerti dalla stessa Buongiorno. In primo grado, il Tribunale di Milano aveva dato ragione agli avvocati di Costamagna: un indirizzo di posta elettronica è un dato personale protetto dalla privacy, e dunque per utilizzarlo ci vuole sempre un “consenso informato, espresso e libero” da parte dell’utente .

Difensori di Costamagna, gli avvocati Marco Cuniberti e Alessia Sorgato hanno ora espresso estrema soddisfazione per la “sentenza con cui la Corte di Cassazione ha confermato la condanna dei vertici di una grande multinazionale per aver commesso il contestato reato di trattamento illecito dei dati personali di cui al database di un piccolo imprenditore, obbligandoli altresì a risarcire a quest’ultimo tutti i danni cagionatigli”. L’attività del gestore di Clever era infatti crollata dopo il caso.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
28 mag 2012
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