Giuda.com/ Fuorilegge i siti del Parlamento

Giuda.com/ Fuorilegge i siti del Parlamento

Mentre chi ha costruito il Web in Italia deve fare i conti con una legge assurda, le istituzioni la ignorano. I particolari di una vicenda che non fa per niente ridere
Mentre chi ha costruito il Web in Italia deve fare i conti con una legge assurda, le istituzioni la ignorano. I particolari di una vicenda che non fa per niente ridere


Web – Secondo voi i siti del Parlamento e dei suoi due rami – Camera e Senato sono una pubblicazione periodica o non periodica?

Vi dirò: la questione non è di fondamentale importanza, perché in ambedue i casi i siti dovrebbero indicare, secondo la legge 62/01, il luogo e l’anno di pubblicazione, il nome e il domicilio dello stampatore (in questo caso, probabilmente la figura a cui si fa riferimento è quella del fornitore di hosting ndr), l’editore. Lo stampatore dovrebbe consegnare una copia della pubblicazione alla locale Procura della Repubblica e quattro copie alla Prefettura della Provincia. Tutto ex lege, la famigerata 62/01.

Così, mentre il Web in Italia guarda la legge con sospetto, perché sembra proprio, checché ne voglia dire il sottosegretario all’editoria Vannino Chiti, che sia fatta apposta per mettere un bavaglio ai siti che sono nati dal nulla e fanno informazione in Italia, i siti istituzionali non la rispettano.

Anzi, sembra proprio che ignorino la legge in maniera indisponente, con una sufficienza a tratti dilettantesca: sul sito del Parlamento, oltre ad un discutibilissimo logo del premio www del Sole24ore (non capisco come mai questo giornale per una iniziativa privata debba ricevere una pubblicità istituzionale gratuita), campeggia la scritta: “A cura delle amministrazioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Siete sul server del Senato della Repubblica”.

Ma dove si trova il server del Senato della Repubblica? Non che me ne importi più di tanto, ma lo richiede esplicitamente la legge 62/01, da poco in vigore e pertanto produttiva di tutti i suoi effetti. Se si tratta di una pubblicazione periodica, chi è il direttore responsabile? Non mi interessa molto nemmeno questo, ma siccome è obbligo di legge indicarlo, va indicato e basta.

Se volete continuare in questa escalation di assurdità istituzionali, fate un salto anche sul sito del Senato, dove non c’è scritto assolutamente nulla che rispetti i dettami della legge, a meno che non sia considerato tale il link: “Caravaggio e i Giustiniani”.

Quello della Camera, l’unico sito dei tre costruito con raziocinio e in maniera piuttosto funzionale, indica un fantastico: “Camera dei Deputati © 1999”, esattamente come avevo fatto io con la mia prima pagina Web, nel 1995. Ognuno tragga da sé le conclusioni della vicenda. Questi sono i fatti.

Le pene per chi non rispetta la legge arrivano fino a due anni di reclusione per il responsabile del sito e fino ad un milione e ducentomilalire per chi offre l’hosting (legge 8 febbraio 1948, n.47, art. 16), reato oggi “depenalizzato” ex art. 663-bis del Codice penale. Sbaglierò, ma per quanto mi ricordo la legge è uguale per tutti.

Conosco personalmente quasi tutti quelli che hanno costruito il proprio sito dal nulla e sono poi diventati un punto di riferimento nella Internet italiana, cercando di fare informazione sul Web, campando di meriti, cercando di fare qualcosa di più rispetto a chi si limita a stampare sul proprio giornale cartaceo o in TV i lanci di agenzia. Conosco la 62/01 e quindi conosco le loro preoccupazioni.

Ci siamo scontrati con l’arroganza delle istituzioni. L’arroganza di chi approva una legge che modifica sostanzialmente l’articolo 21 della Costituzione Italiana – “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” – e l’approva quasi clandestinamente in commissione anziché in aula, mentre i mass media tradizionali sono impegnati nelle polemiche sul voto del 13 Maggio.

Cari politici, fatemi un favore: siate seri.

Io sono il webmaster di Giuda e, sul Web, posso anche permettermi di non esserlo. Voi, tra una campagna elettorale e l’altra, dovreste almeno provare ad essere credibili.

Giuda.com

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Pubblicato il 10 apr 2001
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