Facebook e la leggerezza della posta coatta

Facebook e la leggerezza della posta coatta

I vertici del sito in blu ammettono la confusione negli avvisi recapitati ad aprile a milioni di utenti. Scarsi dettagli sull'implementazione di default dei vari @facebook.com. Un errore in buona fede
I vertici del sito in blu ammettono la confusione negli avvisi recapitati ad aprile a milioni di utenti. Scarsi dettagli sull'implementazione di default dei vari @facebook.com. Un errore in buona fede

Avrebbero potuto fare di meglio, illuminando milioni di utenti in blu sulla sostituzione automatica dei vari account di posta elettronica con il sorprendente @facebook.com . I responsabili di Facebook hanno dunque ammesso pubblicamente i propri errori di valutazione, dopo il caos scatenato dai nuovi indirizzi social.

Intervenuto tra le pagine del quotidiano statunitense Wall Street Journal , un portavoce del social network ha così ammesso una certa leggerezza negli avvisi recapitati agli utenti alcuni mesi fa. Nell’offrire la scelta del tipo di indirizzo @facebook.com , nessuna menzione sulle precise modalità d’implementazione dei nuovi account .

All’alba di quest’estate, Facebook ha sostituito di default i vecchi account segnalati dagli utenti con quelli che permettono l’invio dei messaggi ai server di Menlo Park. Sempre secondo il portavoce del sito, una strategia per offrire la possibilità di scegliere il servizio di posta più efficace in base alle personali esigenze .

Il problema è che, per tornare al “servizio di posta più efficace” – nell’eventualità che quest’ultimo non venga rappresentato da @facebook.com – gli utenti devono modificare manualmente le proprie impostazioni di contatto. Un compito che non sembra piacere affatto agli attivisti di Electronic Privacy Information Center (EPIC).

Ai vertici di Facebook non importerebbe affatto offrire agli utenti una vera capacità di scelta, bensì il trasferimento dei messaggi di posta verso i propri server . EPIC ha così chiesto un’ulteriore indagine da parte della Federal Trade Commission (FTC), che aveva già bacchettato il sito di Mark Zuckerberg per questioni legate alla privacy.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
28 giu 2012
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