Il Web Oscuro e l'Internet dei Balocchi

Il Web Oscuro e l'Internet dei Balocchi

di M. Calamari - Esiste il Deep Web? E' popolato da pedoterrosatanisti? E l'Internet dei Balocchi è una realtà rassicurante nella quale pascolare tranquilli? Categorie per ingabbiare fenomeni, categorie per ingabbiare il pensiero
di M. Calamari - Esiste il Deep Web? E' popolato da pedoterrosatanisti? E l'Internet dei Balocchi è una realtà rassicurante nella quale pascolare tranquilli? Categorie per ingabbiare fenomeni, categorie per ingabbiare il pensiero

Cassandra ha sopportato con stoicismo (è nel suo carattere) l’ articolo di Luna e gli altri precedenti e seguenti sul Deep Web, l’Internet Oscura, quella dei pedoterrosatanisti, degli spacciatori di droghe, dei venditori di organi, dei killer a pagamento, dei violentatori di donne e bambini, dei trafficanti d’armi… E chi volesse continuare un simile orrendo elenco troverà sicuramente altre ed ancora più infami categorie di malefatte e malfattori da aggiungere.

Nell’ultima intervista sul tema che mi è stata fatta, e da cui è scaturito un articolo per fortuna anni luce distante dalla Luna, ma purtroppo solo in versione cartacea, l’argomento ha comunque coinvolto alcune tecnologie della Rete e solo alcune, cioè quelle per la privacy e l’anonimato, come già era successo negli altri precedenti articoli; Tor IIP, Bitcoin, che sono “novità” rispetto alle non più nominate Freenet, Mixmaster, Mixminion, Pgp.

Il problema è sempre quello dell’effetto pedoterrosatanismo : “quelle cose sono da cattivi, quindi se le usi sei perlomeno sospetto se non mezzo colpevole”. Una tautologia tanto evidente quanto falsa, che nella vita ordinaria nessuno accetterebbe supinamente, ma che per qualche strano motivo per la maggior parte dei naviganti è difficile da percepire e facile da subire.

Ed il motivo del proliferare degli articoli sulla “parte oscura della Rete” è che anche i giornalisti devono esercitare un mestiere e, per loro una novità, una buzzword, un filone nuovo rappresentano la pagnotta, cioè argomenti sui cui legittimamente scrivere articoli veritieri, esaustivi e di qualità… Come sempre insomma.
Ed infatti non è ai giornalisti ma ai cittadini della Rete convinti che esista un Deep Web che Cassandra si rivolge oggi.

Nel mondo materiale è accettato e normale il fatto che si possa avere un’arma da fuoco senza per questo essere necessariamente un sospetto od un mezzo colpevole. Eppure i cattivi le usano continuamente per commettere reati, ed i soldati per ammazzare la gente.
Proviamo a continuare l’intervista con un passo avanti, che non difenda semplicemente tecnologie che in quanto tali sono neutre, invocando, come ahimè d’abitudine, i diritti dei buoni per contrastare la repressione indiscriminata.

Abitando in una città tutti sanno che ci sono quartieri e posti dove la sera (e qualche volta anche il giorno) è meglio non andare, ci sono bar malfamati, zone di spaccio e prostituzione di tutti i tipi, quartieri controllati da organizzazioni criminali.
Le azioni di contrasto di queste situazioni esistono ma sono tipicamente non risolutive.
Insomma, tutti sanno che in la città la prima difesa non è avere la scorta della polizia ma girare con prudenza, ragionevolezza, conoscenza ed autocontrollo. Perché quindi molti ragionevoli cittadini della Rete sono disposti ad entrare nel meccanismo perverso dell’accettare certe definizioni? “Le parole sono importanti”, accettare supinamente ed acriticamente il punto di partenza di una discussione o di un ragionamento influenza e talvolta condiziona inevitabilmente le conclusioni.

Ma, ripetiamo, oggi Cassandra non tuonerà contro i nuovi censori e controllori che vogliono ingabbiare la Rete con ragionamenti speciosi e disonesti, ma per diramare un indispensabile “avviso ai naviganti” che spesso, sottoposti a bombardamenti mediatici, si lasciano convincere senza avvedersene, come i topolini del pifferaio di Hamelin.

Non esistono cose come il Deep Web, la parte oscura della Rete, l’Internet dei criminali.
Esistono piuttosto le “visite turistiche guidate al web” (i motori di ricerca), i Disneyland e Mirabilandia della Rete (le comunità sociali), l'”Internet dei balocchi” per abbindolare gli svogliati creduloni (i portali a tema). Tutti posti dove, certo senza mezzi orribili, c’è qualcuno che vuole approfittarsi del navigatore senza farsi accorgere. Queste parti della Rete, che non hanno mai ricevuto un nome perché non percepite dai più, possiamo chiamarle “Fake Web”, “Parte Finta della Rete”, “Internet dei Balocchi”.

Strategia nuova, raffinata, sottile e sfuggente: far distaccare i navigatori della Rete dalla realtà e persuaderli ad ingabbiarsi in ruoli e ragionamenti costruiti ad arte, manipolando il linguaggio. Beh, nuova certamente no: l’uso del linguaggio e delle categorie mentali per condizionare e controllare le persone è già tutto scritto nei romanzi (“1984”, “Il mondo nuovo”) e nei manuali di propaganda politica di uno o due secoli fa.

E mentre guidatori di diligenze e mangiafuoco convincono la maggioranza dei naviganti, in tutte le città del mondo continuano ad esistere i quartieri malfamati ed i criminali.

È poi davvero strano che, essendo la rete uno specchio del mondo reale, vi si trovino anche le stesse categorie di posti e persone?
No, non è strano, come non è strano che vi si trovino manipolatori e controllori, che cercano di manipolare e rapire i naviganti. E purtroppo sono bravi, hanno soldi e potere, o li rappresentano direttamente.

Quindi, caro navigante, non lasciarti abbindolare da chi ti racconta dell'”Internet dei Cattivi”: probabilmente è lui il nuovo cattivo.
Gli altri sono i soliti criminali che purtroppo hanno appestato l’umana società dai suoi albori, una quota dei quali, come topi sulle navi, ha seguito i naviganti nella Rete. I più pericolosi però, come sempre, sono quelli vi che vogliono controllare.

Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari

Tutte le release di Cassandra Crossing sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il 18 lug 2012
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