Steam, soli contro Valve

Steam, soli contro Valve

La software house modifica il contratto con gli utenti bloccando la possibilità di sferrare qualsiasi tipo di azione legale collettiva. Per snellire le procedure, spiega, per avvantaggiare i gamer
La software house modifica il contratto con gli utenti bloccando la possibilità di sferrare qualsiasi tipo di azione legale collettiva. Per snellire le procedure, spiega, per avvantaggiare i gamer

Chi abbia delle rimostranze da esprimere nei confronti di Valve in merito a questioni riscontrate nell’utilizzo della piattaforma di digital delivery Steam non potrà che contare sulle proprie forze: Valve ha modificato unilateralmente il contratto a cui gli utenti devono aderire per approfittare dei propri servizi e ha detto no alle class action.

L’azienda ha annunciato le modifiche al Contratto di Sottoscrizione a Steam come una mano tesa nei confronti degli utenti. Valve sottolinea di avere studiato con attenzione il passo già compiuto da “un numero di aziende”, fra le quali Microsoft e Sony , nella direzione di una risoluzione dei contenziosi su scala individuale, secondo una procedura di arbitrato o davanti a tribunali civili minori ( small claim court ).

E ha ritenuto di doversi accodare in quanto “in troppi casi le class action non offrono alcun reale vantaggio per gli utenti ma piuttosto richiedono spese e tempi eccessivi, e sono spesso avviate per garantire un guadagno ai soli avvocati che le creano e le dibattono”. L’arbitrato o il processo davanti a una small claims court sarebbero “più veloci” ed eviterebbero “spese non necessarie”, il che costituirebbe un bene per tutta la società. Per rassicurare ulteriormente i propri utenti, Valve si preoccupa di rimborsare le spese dell’arbitrato “indipendentemente dalla decisione finale”, ammesso che non venga stabilito che l’accusa sia inconsistente o che il procedimento preveda dei costi “non ragionevoli”.

L’articolo 12 del nuovo contratto sancisce dunque che “l’abbonato e Valve convengono di non avviare né di partecipare a qualsivoglia class action o azione rappresentativa, azione o procedura di arbitrato collettive” e che “l’abbonato e Valve convengono di risolvere tutte le controversie e le richieste mediante una convenzione di arbitrato”. Fanno però eccezione i casi di “lamentata violazione o uso improprio dei diritti di proprietà intellettuale, ivi incluse le richieste di ricorrere a provvedimenti ingiuntivi” e “le richieste in conseguenza ovvero in relazione a un presunto utilizzo non autorizzato, atti di pirateria o furti”.

Valve si raccomanda che gli utenti leggano le nuove condizioni con attenzione e che ne recepiscano il contenuto: una apprensione che abbraccia i cittadini degli Stati Uniti, ma che risulta meno immediata per coloro che sono disseminati nel resto del mondo. Nel contratto italiano si specifica, senza aggiungere altro, che “per gli abbonati residenti al di fuori degli Stati Uniti, le disposizioni dell’articolo 12 potrebbero non essere applicabili, né in parte né in toto”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 2 ago 2012
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