CD e copia privata, tassa alle stelle

CD e copia privata, tassa alle stelle

Lo dice la BSA, che si scaglia ancora una volta contro una imposizione che costringe i produttori a pagare una volta di troppo e gli utenti due. Uno studio dimostra la crescita esponenziale degli oneri per tutti
Lo dice la BSA, che si scaglia ancora una volta contro una imposizione che costringe i produttori a pagare una volta di troppo e gli utenti due. Uno studio dimostra la crescita esponenziale degli oneri per tutti


Roma – Il compenso per copia privata, quanto cioè si paga di diritto d’autore nell’acquisto di supporti vergini e apparecchi digitali, sta pesando in modo sempre maggiore sulle tasche degli europei, italiani compresi. Questa la tesi di uno studio pubblicato dalla Business Software Alliance (BSA), da sempre contraria all’imposizione di quella che definisce “tassa” sugli strumenti hi-tech più utilizzati.

Come noto, la maggiorazione dei costi per supporti e dispositivi viene giustificata a livello normativo dai mancati introiti di diritto d’autore dovuti alla copia privata (copia peraltro permessa dalle normative europee ed italiane). Secondo BSA e molti altri, questo si traduce in una doppia tassazione , perché il consumatore paga una volta il diritto esclusivo all’uso di programmi e altri contenuti e paga nuovamente per la copia privata.

Secondo lo studio Economic Impact Study: Expansion of Private Copying Levies to Digital Equipment and Media in Europe , in paesi come Italia, Francia, Germania, Spagna e Olanda, entro il 2006 il gettito di questa imposizione salirà a quota 1,5 miliardi di euro, vale a dire cinque volte rispetto ai 309 milioni di euro del 2002. Una somma sottratta alle tasche dei consumatori e dei produttori di tecnologia.

In Italia gli introiti della tassa dai 57,45 milioni di euro del 2002 passeranno ai 142,54 milioni previsti per il 2006. Altre previsioni che la BSA definisce “scoraggianti” tanto per i consumatori quanto per i produttori riguardano i “compensi per copia privata” relativi a personal computer ed altri dispositivi digitali, destinati a crescere tra il 2002 e il 2006 di sette volte.

BSA, che ha ricordato l’appello rivolto dall’industria del software nei giorni scorsi alla Commissione Europea per ridefinire la questione del compenso per copia privata, ritiene la situazione assolutamente controproducente. “Come può pensare l’Europa – ha dichiarato Francisco Mingorance, European Director di BSA – di diventare entro dieci anni la prima economia al mondo basata sulla conoscenza se poi carichiamo il settore tecnologico di ‘tassè che si traducono in costi tanto per le aziende quanto per i consumatori?”

“Ciò cui stiamo assistendo – ha proseguito Mingorance – è un esorbitante incremento del compenso per copia privata che grava sul mercato culturale europeo e sui dispositivi necessari per il suo funzionamento”.

La soluzione, secondo BSA, è il ricorso alle tecnologie di DRM (Digital Rights Management). Secondo Mingorance, infatti, il DRM “offre un metodo per assicurare che chi utilizza contenuti scaricati da Internet paghi esattamente il dovuto, nulla di più e nulla di meno” e, più in generale, che agli autori sia riconosciuto giusto compenso.

Secondo Mingorance, inoltre, l’aumento di questa imposizione potrebbe indurre gli utenti “a ritenere che i compensi elevati pagati sui dispositivi forniscano una sorta di licenza a copiare ed incoraggino il file sharing illegale. Quando i consumatori italiani acquisteranno un dispositivo protetto, per esempio un cd musicale protetto, o scaricheranno canzoni legalmente, pagheranno il doppio se, oltre alla licenza, dovranno corrispondere un compenso aggiuntivo sul CD e sul masterizzatore”.

Sul tema vedi anche:
Avv. Daniele Minotti – Le nebbie dell’EUCD
Alessandro Tronconi (pres. ASMI) – L’innovazione ingrana la retromarcia

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Pubblicato il
17 set 2003
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