Contrappunti/ L'iPad è mio, la TV no

Contrappunti/ L'iPad è mio, la TV no

di M. Mantellini - Jailbreak e rooting vietati. Pena l'esclusione dalla piattaforma di fruizione dei contenuti on demand. Ma da quando il diritto a smanettare i propri device è stato limitato? E da chi?
di M. Mantellini - Jailbreak e rooting vietati. Pena l'esclusione dalla piattaforma di fruizione dei contenuti on demand. Ma da quando il diritto a smanettare i propri device è stato limitato? E da chi?

Ieri il ricevitore Sky di casa aveva una messaggio di posta per me. Il messaggio, che immagino sia giunto a tutti gli utenti del servizio HD, mi avvisava che – data l’ampia offerta e “per proteggere il valore dei contenuti” in mobilità attraverso Skygo – i clienti della TV satellitare non potranno più utilizzare tablet sprotetti (tipicamente iPad dopo jailbreak o tablet Samsung modificati). Le ragioni di una simile scelta sarebbero un po’ ideologiche e un po’ meramente tecniche come sostengono da Sky sulla loro pagina Facebook , che nel frattempo è stata sommersa dalle proteste:

Il blocco dei dispositivi jailbroken è necessario perché i nostri processi di sviluppo, test e qualità del servizio offerto ci impongono di distribuire il software in ambienti certificati dal costruttore (ad oggi Apple e Samsung). Questo, inoltre, ci permette di garantire non solo il corretto utilizzo delle nostre applicazioni ma anche di gestire nel modo migliore le richieste di supporto tecnico.

In realtà, come è logico e naturale, i fornitori di contenuti (Sky) e le piattaforme che li ospitano (Apple e Samsung) giocano la medesima partita dalla stessa parte del campo. Uno sostiene l’altro, in una contrapposizione che vede invece le loro clientele isolate e disperse dall’altra parte della barricata.

Ovviamente io posso scegliere di non utilizzare simili servizi ma è ugualmente sintomatico che Sky racconti che la ragione del blocco degli iPad jailbreakati è a tutela del valore dell’abbonamento dell’utente. Il quale utente, che magari ha superato le difese di iPad o del proprio Samsung Galaxy per ragioni sue e indipendenti da Skygo, deve ascoltare la favoletta di chi, nel nome del supremo interesse della clientela, impone una scelta obbligata fra applicare un restore al proprio tablet o rinunciare alla offerta in mobilità di Sky.

Detto questo la mia personale esperienza con Skygo – che è una iniziativa da molti punti di vista formidabile – è abbastanza deludente. Il mio iPad (che non è stato mai jailbreakato in vita sua) rifiuta di mantenere in memoria le credenziali di accesso, la app di Skygo (specie l’ultima versione) va spesso in crash o si produce in uno spontaneo logout, la gestione dei canali è complicata e laboriosa. E la parte di gestione web del servizio non sembra andare molto meglio: la sezione “fai da te” del mio profilo alla voce Skygo rifiuta di tener conto di qualsiasi periferica che non sia iPad (per esempio non riesco a settare il computer di casa come un device fra quelli in opzione). Già da tempo (ma sono pigro e guardo poco la TV) mi propongo di chiamare il servizio clienti per cercare di far funzionare un po’ meglio una opzione che il mio abbonamento comprende ma che riesco ad utilizzare poco e male. Insomma da un punto di vista tecnico dalle parti di Skygo sembra esserci ancora molto da fare.

In questa specie di piccola epifania tecnologica che immagino non sia solo mia, Sky si occupa invece di precludere l’accesso alla applicazione a quanti fra i suoi clienti hanno scelto di fare jailbreak sui propri tablet: una scelta che – si badi bene – forse potrà invalidare la garanzia sulle macchine acquistate ma che, da un punto di vista legale, è difficilmente attaccabile, non solo in Italia, ma per ora nemmeno negli USA. Sembrerà strano ma superare le difese di un iPad o di un Tablet Samsung rientra attualmente fra le prerogative di quanti li hanno acquistati, almeno negli USA.

È piuttosto evidente che, una volta acclarato il diritto degli utenti dei tablet di utilizzarli come meglio credono, l’unica possibile motivazione per tutelare la sacra alleanza fra piattaforme tecnologiche e fornitori di contenuti è quella di invocare improbabili congetture sugli ambienti certificati, sulla stabilità del software e sulla gestione del corretto utilizzo, oltre che del servizio di supporto alla clientela.

A ben vedere per tutto questo sarebbe bastata una sola riga nella quale Sky avvisava la sua spettabile clientela del fatto che non garantiva la qualità del servizio su tablet con jailbreak e questo avrebbe chiuso la partita. Sarebbe stato molto semplice ma le cose sono poi andate diversamente. Come spesso accade cane non mangia cane e i cocci, beh, quelli sono quasi sempre i nostri.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
13 ago 2012
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