Contrappunti/ Derive autarchiche da social network

Contrappunti/ Derive autarchiche da social network

di M. Mantellini - La svolta isolazionista di Twitter segna il passaggio alla maturità della piattaforma. È un film già visto, che si ripete. E che si ripeterà, a meno di evoluzioni inaspettate
di M. Mantellini - La svolta isolazionista di Twitter segna il passaggio alla maturità della piattaforma. È un film già visto, che si ripete. E che si ripeterà, a meno di evoluzioni inaspettate

Moltissime discussioni sul Web americano e anche da noi in questi giorni sulle nuove regole imposte da Twitter all’utilizzo delle sue API da parte degli sviluppatori esterni. Il tema è molto interessante e complesso da un punto di vista tecnico (qui il punto di vista di Marco Arment se volete approfondire) ma lo è ancora di più dal punto di vista dello scenario complessivo per aziende Internet come Twitter e Facebook, il cui capitale risiede quasi esclusivamente nella capacità di ricevere attenzione da parte di una clientela disposta a cedere proprie informazioni in cambio di servizi.

Si tratta di un bilanciamento molto instabile dentro una economia dell’attenzione in cui piccole scelte generano grandi cambiamenti, patrimoni di credibilità numericamente vasti possono sgretolarsi in pochi mesi, rendite di posizione che si credevano ormai consolidate cambiano proprietario nel giro di un istante.

Forse è per questo che la vasta riforma del manualetto che regola i rapporti fra Twitter e i tanti soggetti esterni che negli anni hanno contribuito alla sua crescita ed al suo successo sviluppando servizi e applicazioni per mezzo delle sue API, è stata per quanto possibile sussurrata, come si fa con i piccoli aggiornamenti senza importanza. Annunciando il passaggio dal manualetto 1.0 al manualetto 1.1 forse Twitter ingenuamente pensava che in molti si sarebbero fermati al titolo rassicurante senza leggerne il testo, il cui senso complessivo è quello di un giro di vite molto forte sulle libertà di utilizzo della piattaforma Twitter da parte di soggetti diversi da Twitter stessa.

Nulla di particolarmente originale: Twitter ha prima cavalcato per anni la retorica di una Internet aperta ed interoperabile tanto cara ai vecchi affezionati, ottenendone in cambio visibilità, idee e nuovi utenti, poi, quando lo ha ritenuto opportuno, per ragioni di solidità aziendale e modello di business, ha chiuso improvvisamente le porte (in particolare a quanti dall’utilizzo delle API avevano guadagnato una personale rendita di posizione) distribuendo gettoni di utilizzo come se fossero biglietti gratuiti per la giostra, magari a sviluppatori che avevano negli anni prodotto client molto migliori di quello ufficiale o che avevano inserito le parole di Twitter in contesti informativi nuovi ed originali. Tutte iniziative attraverso le quali il valore stesso dell’azienda si è incrementato.

Simili scelte rientrano non solo nelle prerogative del signor padrone ma svelano anche uno dei bug significativi degli ambienti collaborativi di Rete. Senza arrivare agli estremi di progetti come Wikipedia, dove la proprietà è evidentemente diffusa e la gestione della macchina resa complessa proprio da questo, molta storia della Rete può essere letta come una sequenza di voli pindarici con successivo crudo richiamo alla realtà (con o senza dolorosa precipitazione a suolo).

Viene il giorno in cui l’allegra banda di creativi entusiasti deve iniziare a fare i conti con le contingenze del reale, e quel giorno qualcuno non trova idea migliore del passare dalla release 1.0 alla 1.1.

Così gli uffici di Google o Facebook continuano ancora oggi a raccontare, nella loro estetica brillante e colorata, l’euforia contagiosa dei primi giorni, quando le idee sgorgavano senza fatica e tutti erano giovani, poveri e fiduciosi. Ma si tratta della ripetizione di un canone buono per i media e per gli irrimediabili ottimisti: le aziende Internet prima o poi diventano aziende come le altre, solo con divani dai colori improbabili, in un processo di maturazione (o corruzione, fate voi) che assomiglia molto al passaggio dall’adolescenza all’età matura. Resta da capire, specie nei casi in cui tali aziende siano cresciute dentro logiche di rete collaborative, come spesso accade alle piattaforme di rete sociale, se e come sia possibile riconoscere valore ai tanti che negli anni ti hanno aiutato a crearlo. Il nuovo manualetto delle API di Twitter, appena andato in stampa, ci racconta che il problema per ora è ancora lontano dall’essere risolto.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
20 ago 2012
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