WebTheatre/ E se Facebook chiudesse?

WebTheatre/ E se Facebook chiudesse?

di G. Niola - Una webserie che mette in scena la fenomenologia di Internet nella vita offline. Partendo dalla serrata di Facebook e dalle isterie che potrebbe generare
di G. Niola - Una webserie che mette in scena la fenomenologia di Internet nella vita offline. Partendo dalla serrata di Facebook e dalle isterie che potrebbe generare

È da Social Dead che si capisce la grandezza di Lost in Google. La serie del collettivo The JackaL, recentemente conclusasi per il meglio (esperimenti simili più vengono tirati per le lunghe peggio vanno a finire) è stata la prima, in Italia, a cercare di riflettere in forma narrativa sul rapporto che la vita in rete intrattiene con la realtà. Ora Social Dead, webserie anch’essa firmata da un gruppo attivo da tempo su YouTube, Crows Film , cerca di girare intorno ai medesimi temi, ovvero al rapporto tra relazioni e identità in rete e il loro corrispettivo offline.

Social Dead

Lo spunto della serie è la chiusura improvvisa di Facebook e le conseguenze che quest’evento ha sulle vite delle persone. Il tono è immancabilmente comico dunque le reazioni sono subito tra le più paradossali ed esagerate (esplosioni, disastri, telegiornali interrotti e suicidi) e già nei primi tre episodi si comprende che la chiusura del social network risulterà in un confronto. A latere non mancano misteri e segreti come si conviene a qualsiasi webserie italiana.
La cosa interessante però è il modo nel quale il conflitto di Social Dead è tutto centrato sull’uso e sulle identità degli utilizzatori. La webserie ha tra i suoi spunti più originali la volontà di tradurre in interazioni reali quel che si desume di una categoria umana dalle foto postate o dai commenti, in pratica un reverse engineering della personalità e traendone il reale dal virtuale, l’umano dalla sua rappresentazione sul social network.

Peccato che a mancare siano le qualità di scrittura e di racconto. Quella di Social Dead è una narrazione molto tirata per i capelli, poco abile nel comporre un flusso piacevole o privo d’intoppi e continuamente vessata da una ripetizione che sa di mancanza d’idee di sceneggiatura.
Il risultato è quindi poco seguibile e alle volte (è il caso del secondo episodio ) decisamente troppo lungo.

Social Dead parla apertamente di Internet imbastendo una trama che ne faccia tracimare le dinamiche nella vita offline con l’obiettivo di fare dell’ironia. Il risultato però è sempre e comunque una ridefinizione della maniera nella quale percepiamo la nostra interazione mediata dal computer. Limitandosi al solo universo dei social network (di per sé sufficientemente ampio) la webserie dichiara preventivamente la propria intenzione di giocare con stereotipi e luoghi comuni della vita su Facebook e lo fa guardando dall’alto verso il basso tutti quelli che non appartengono alla categoria umana di chi mette in scena, che probabilmente è anche quella di chi guarda. Risultando per questo ombelicale.

Ecco perché la visione di Social Dead conferma la grandezza dell’impresa di Lost in Google. Sebbene quello di TheJackaL sia un collettivo decisamente più smaliziato nei confronti della messa in scena, è anche indubbio che le sue idee riguardo le possibilità di espansione del narrativo sulla rete riescono a sposarsi meglio con un racconto anticonvenzionale tutto fatto di rimandi (ideali ma anche fisici) tra realtà e vita online.
E la sola esistenza di una webserie come Social Dead che tenti anch’essa la difficile impresa di raccontare una storia che porti in immagini le dinamiche di Internet è un trionfo di TheJackaL, il segno più tangibile dell’aver cambiato (un poco) le cose e un privilegio che fino ad oggi, in Italia, solo Freaks poteva vantare.

SOCIAL DEAD EP. 1 – FACEBOOK PRESTO CHIUDERÀ

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il
30 ago 2012
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