Codice di condotta per il peer-to-peer

Codice di condotta per il peer-to-peer

A promuoverlo sono grandi nomi del P2P: a loro dire un'intesa con le major è possibile anche se escludono qualsiasi filtro contro lo scambio libero di materiali. RIAA, intanto, compone 64 delle 261 denunce contro utenti P2P
A promuoverlo sono grandi nomi del P2P: a loro dire un'intesa con le major è possibile anche se escludono qualsiasi filtro contro lo scambio libero di materiali. RIAA, intanto, compone 64 delle 261 denunce contro utenti P2P


Washington (USA) – P2P United, il gruppo associativo di pressione che raccoglie alcuni dei principali player del mondo del peer-to-peer, inizia a far sentire il proprio peso. Nelle scorse ore ha reso pubblico un codice di condotta al quale faranno riferimento i suoi componenti, vale a dire i network di scambio di Grokster, Lime Wire, BearShare, Morpheus, eDonkey ed altri.

L’idea di P2P United , al quale non partecipa Kazaa, è quella di far passare il concetto che le imprese che sviluppano software e servizi per la condivisione di file vogliono trovare una forma di intesa con i produttori di contenuti, a partire dalle major della musica e del cinema. Anche per questo, rivelando il Codice, l’associazione ha chiesto al Congresso di definire le giuste modalità con cui i network P2P possano compensare in modo forfetario , un po’ come già avviene per le radio, i detentori di diritto d’autore i cui materiali vengono scambiati sulle reti di file sharing.

Nelle stesse ore in cui veniva rivelato il codice di condotta, le major del disco della RIAA annunciavano che 64 delle prime 261 denunce formalizzate contro altrettanti utenti dei sistemi peer-to-peer hanno già trovato una composizione. Nella maggioranza dei casi gli utenti denunciati se la sono cavata pagando ai discografici meno di 5mila dollari.

Secondo Adam Eisgrau, la mente di P2P United, le accuse delle major contro i sistemi di peer-to-peer, come quella di veicolare pedopornografia, “non sono centrali” in un momento in cui occorre “definire un mercato online per il 21esimo secolo”.

A questo proposito, una delle misure del Codice prevede che le aziende del P2P collaborino con le forze dell’ordine per rendere più facile l’identificazione di quegli utenti che condividono immagini di pornografia infantile. Allo stesso tempo, però, i network si impegnano a rendere più facile per gli utenti proteggere sui propri computer i contenuti più riservati, come password e file personali.

Uno dei punti fondamentali del codice, destinato a sollevare non poca attenzione nella comunità degli utenti, è l’impegno dei produttori di non installare spyware sui computer di chi usa i network di scambio.

Ultimo punto previsto dal codice è un impegno per informare gli utenti del P2P delle leggi sul copyright e il diritto d’autore, sebbene venga escluso a priori qualsiasi filtro che possa limitare lo scambio di materiali. Un portavoce RIAA ha affermato che è senz’altro “rinfrescante” sapere che i network vogliono informare i propri utenti delle leggi di settore “ma – ha anche detto – diciamocelo: devono fare molto ma molto di più prima di poter sostenere di essere aziende legittime”.

Dal canto suo, P2P United nelle scorse ore ha anche lanciato il suo “programma di affiliazione” che potrebbe spingere moltissimi siti in rete ad esporre banner di sostegno all’iniziativa dei produttori del file sharing…

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Pubblicato il
1 ott 2003
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