Smartphone, predatori del traffico dati

Smartphone, predatori del traffico dati

iPhone 5 conquista il trono dei dispositivi mobile che consumano un volume maggiore di dati. Altri cinque smartphone contro soli tre tablet. Ma è una questione di compatibilità LTE
iPhone 5 conquista il trono dei dispositivi mobile che consumano un volume maggiore di dati. Altri cinque smartphone contro soli tre tablet. Ma è una questione di compatibilità LTE

Da iPhone 5 al Galaxy SIII di Samsung, le nuove generazioni di smartphone consumano una quantità enorme di dati sulle reti mobile , un volume addirittura maggiore di quello trasferito dai più grandi e potenti tablet . È il risultato di uno studio condotto in Europa dalla società d’analisi statunitense Arieso alla fine dello scorso novembre.

Nella classifica dei dieci dispositivi più voraci sono così finiti ben sei smartphone, a cui vanno aggiunti solo tre tablet e un phablet con schermi compresi tra i 5 e i 7 pollici. Sul podio dei dispositivi con maggiori volumi di traffico dati, il nuovo Melafonino con Galaxy SIII e il modello Sensation XL della taiwanese HTC .

Partito da un campione di 125 dispositivi differenti, lo studio di Arieso ha scoperto che iPhone 5 può essere considerato il più famelico tra gli smartphone. In termini relativi, l’ultimo gadget della Mela consuma quattro volte il volume di dati trasferito dagli utenti del vecchio 3G . Confrontando queste stesse cifre con quelle di un iPad, i possessori del tablet di Apple trasferiscono poco più di due volte il volume riscontrato sul modello iPhone 3G.

In verità , il consumo di dati da parte degli smartphone non sarebbe così diverso da quello su tablet. Stando alle ricerche analitiche di Arieso, la compatibilità con le reti LTE risulta un fattore decisivo per questa disparità di volume nel traffico dati . Il campione selezionato dalla società statunitense non ha infatti inglobato iPad compatibili. È dunque ovvio che i network LTE, mercato all’avvio in Europa, permettono ai dati di essere scambiati a velocità maggiori.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
16 gen 2013
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