Vietate certi videogiochi ai minori

Vietate certi videogiochi ai minori

Una tempesta si è scatenata nel weekend per la denuncia dell'Osservatorio italiano della terza età, secondo cui i titoli violenti fanno male. Dai politici un coro di sì. Per qualcuno vendere titoli come GTA può costituire reato
Una tempesta si è scatenata nel weekend per la denuncia dell'Osservatorio italiano della terza età, secondo cui i titoli violenti fanno male. Dai politici un coro di sì. Per qualcuno vendere titoli come GTA può costituire reato

Roma – Ci sono videogiochi che per la loro natura violenta devono essere vietati ai minori, in modo da spingere anche i genitori a seguire più da vicino le attività ludiche dei propri figli. Questa la preoccupazione di “The Ageing Society”, Osservatorio della terza età, che sta in queste ore lanciando una denuncia contro la vendita indiscriminata di certi titoli, suscitando un notevole vespaio.

Sebbene sul sito “ottimizzato per Explorer” di The Ageing Society ancora non se ne faccia menzione, l’Osservatorio ha inviato una preoccupatissima lettera alla moglie del Presidente della Repubblica in cui si spara ad alzo zero contro quelli che vengono definiti “videogiochi spazzatura” e considerati “una minaccia per i nostri figli e per la loro educazione”. Nella lettera si chiede alla signora Franca Ciampi di intervenire sull’argomento. “Solo attraverso una grande mobilitazione delle coscienze e della società civile – spiegano all’Osservatorio – si può contrastare la diffusione di modelli educativi da censurare e vietare senza esitazione “.

Un'immagine di GTA Nel mirino dell’Osservatorio titoli come GTA, Grand Theft Auto , uno dei game più gettonati di questi mesi già al centro di studi e polemiche . Il succo del gioco, che mette al centro furti d’auto, prostituzione e altre chicche, è stato contestato fin dal suo primo apparire.

Come risolvere quello che viene considerato uno scandalo? Secondo l’Osservatorio un primo passo sarebbe impedire la vendita ai minorenni di questi titoli ma “non esiste una normativa che lo imponga”. La denuncia sostiene che la dicitura “Ok 18+” che si trova sulla confezione di GTA non sia sufficiente ad avvertire i genitori della “pericolosità” del titolo.

In realtà l’Osservatorio ammette che oggi come oggi non vi sono studi sufficienti a stabilire una diretta connessione tra videogiochi violenti e problemi per i videogiocatori più piccoli. In questo senso viene citato uno studio condotto tra il 1999 e il 2000 dall’Università di Trieste su un campione di bambini che, oltre a vari effetti positivi sull’apprendimento, producevano ansia e aggressività nello sforzo per vincere . Secondo lo studio, il 38 per cento dei piccoli giocatori avrebbe anche ammesso di “immedesimarsi nel gioco”, una percentuale che sale al 50 per cento per i videogamer maschi. Gli esperti dell’Osservatorio sono anche preoccupati perché, secondo lo studio dell’Università, i minori utilizzano spesso quotidianamente i videogiochi (79 per cento).

Poiché le conclusioni di quello studio affermavano la necessità di una supervisione più forte da parte di genitori e tutori, l’Osservatorio della terza età si chiede nella sua lettera “come mai prodotti simili a GTA possano essere venduti indistintamente a chiunque e soprattutto ai minori, e perchè la normativa italiana affidi la tutela dei più deboli psicologicamente ad un semplice bollino che dice tutto e niente, e non vieti espressamente la vendita a chi non è maggiorenne”. Viene anche citato quanto accade in Gran Bretagna , dove la vendita di GTA ad un minore è condizionata dalla presenza, all’acquisto, di un familiare maggiorenne.

Un risultato l’Osservatorio l’ha già ottenuto, aizzando i politici all’argomento e spingendoli a scendere sul sentiero di guerra. Ecco alcune dichiarazioni. “Interveniamo subito – ha affermato Maria Burani , dinamica presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia – per vietare la vendita ai minorenni di videogiochi violenti, a sfondo sessuale e comunque diseducativi per la crescita dei ragazzi”.

Secondo Burani, già sostenitrice di severe misure di controllo , “alcuni giochi per la play station, molto amati dagli adolescenti, hanno come scopo quello di rubare macchine, avere rapporti con prostitute e poi ucciderle per riprendersi i soldi. Sono quindi giochi di una violenza e un cattivo gusto inauditi . Sarebbe opportuno che sulle confezioni di questi giochi fosse scritto in maniera chiara che sono vietati ai minorenni, così che i rivenditori ci penserebbero due volte prima di venderli a bambini di 12 o 14 anni. Attualmente sulle confezioni c’è scritto soltanto un equivoco ok18+. C’è bisogno di qualcosa di più incisivo”.

Burani si appella in particolare ai genitori. “Questi videogiochi – ha affermato – hanno infatti un costo decisamente elevato . Se il dodicenne va nel negozio e se li compra, la colpa è anche dei genitori che gli hanno dato i soldi. Bisogna controllare i propri figli anche nelle attività ludiche. I ragazzi si sa, passano le ore dinanzi alla play station e il minimo che possiamo fare è controllare il contenuto dei giochi”. Inevitabile chiedersi quanti siano i giochi che girano sul mercato nero al di fuori della controllabile rete dei negozi…

Un'immagine di GTA Va ben oltre Carla Mazzuca , responsabile delle politiche sociali dell’UDEUR e membro della stessa commissione guidata da Burani. Secondo Mazzuca è necessario fermare la vendita di certi titoli. “La permanenza nei negozi di giochi simili – ha affermato – qualora non ci sia un provvedimento immediato delle istituzioni rappresenterebbe un’offesa a tutti i bambini e alle famiglie , nonchè una assoluta contraddizione rispetto alla politica a favore dei minori che i governi di centrodestra e di centrosinistra hanno perseguito”.

Non solo, secondo Mazzuca è necessario “l’immediato ritiro del videogame ” di cui parla l’Osservatorio e “l’immediata attivazione di un monitoraggio e di una verifica affinchè vengano individuati nei giochi per le Play Station le scene e gli atti violenti, tra cui la pedofilia , fortemente diseducative e spesso purtroppo nascosti all’interno di giochi a prima vista innocui”.

Secondo Donneuropee Federcasalinghe è invece “indispensabile una normativa che vieti la vendita a soggetti psicologicamente indifesi di qualunque tipo di materiale che possa compromettere l’evoluzione, offrendo modelli improntati a violenza e aggressività”. Per dare più peso alle proprie parole l’associazione femminile ha anche annunciato per Natale uno sciopero degli acquisti e chiesto “l’istituzione di una commissione popolare di verifica dei contenuti dei videogiochi “.

Lapidaria la responsabile dei DS per il Welfare, Livia Turco , secondo cui certi titoli sono permeati di “cinismo, irresponsabilità, volgarità e disumanità”. Secondo Turco “non è una questione di vuoto legislativo perchè nessuna legge potrebbe impedire questo . Di fronte a cose del genere bisogna determinare una rivolta morale “. A suo dire “la legge sulla pedofilia metterebbe al bando una cosa del genere. Quindi usiamo bene gli strumenti che abbiamo e di fronte a cose di questo genere e reagiamo perché i nostri bambini non siano più esposti a tali violenze. Una mercificazione così volgare ci fa arrabbiare”.

Un'immagine di GTA Sullo stesso tono anche Marida Bolognesi , anche lei della Commissione, secondo cui in certi giochi c’è un “messaggio culturale sbagliato”. “La tutela della società dalla cultura della violenza, della violazione delle leggi e della morale – ha affermato – deve essere perseguita a prescindere dall’età del fruitore di questi messaggi. La cosa, in questo caso, è tanto più grave perchè evidenzia messaggi di sopraffazione dei soggetti deboli, come lo sono le donne per strada, per lo più extracomunitarie. Ove mai esista un vuoto normativo questo va colmato al più presto per fermare gli effetti devastanti di una simile cultura”.

Di interesse anche la dichiarazione del senatore di Alleanza Nazionale Michele Bonatesta , secondo cui la magistratura dovrebbe intervenire immediatamente “vagliando se nella pubblica diffusione di questo tipo di videogiochi possano essere ravvisate le ipotesi di reato di istigazione a delinquere , procedendo, in tal caso, al sequestro su tutto il territorio nazionale del prodotto in questione e degli altri simili”. Secondo Bonatesta, GTA è ” una vera e propria scuola del crimine , dove si stimola a rubare auto, pagare una prostituta, avere con lei un rapporto sessuale, e poi ammazzarla per riprendersi i soldi: non è un film o una storia noir, ma quanto gli adolescenti e i bambini italiani trovano su videogiochi come GTA”.

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Pubblicato il
13 ott 2003
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