Apple alla guerra dei miliardi

Apple alla guerra dei miliardi

Cupertino chiamata in causa da uno dei suoi azionisti. Troppi soldi in banca e troppi pochi dividendi, roba da banconote nascoste nel materasso. Ma la Mela ha in mente un altro approccio
Cupertino chiamata in causa da uno dei suoi azionisti. Troppi soldi in banca e troppi pochi dividendi, roba da banconote nascoste nel materasso. Ma la Mela ha in mente un altro approccio

E guerra di avvocati e quattrini fra Apple e uno dei suoi azionisti, con quest’ultimo che accusa Cupertino di “dormire” su una gigantesca pila di miliardi (di dollari) quando invece dovrebbe incrementare la parte del lauto guadagno da restituire a chi possiede le azioni della società. Autore della (nuova) iniziativa legale contro Apple è David Einhorn, manager di fondi di investimento (hedge fund) che si è già fatto notare per la sua vena “attivista” quando, nel 2011, ha chiesto a Microsoft di liberarsi del CEO Steve Ballmer per la sua incapacità di stare al passo coi tempi.

L’accusa che Einhorn rivolge a Apple è invece di aver una mentalità da “tempi della grande depressione”, una forma mentis che spinge Cupertino ad accumulare denaro in banca senza reintrodurre in maniera sostanziale le sue gigantesche fortune nel mercato azionario.

“Chi ha dovuto sopportare dei trauma – spiega Einhorn – e Apple ci è passata un paio di volte nella sua storia, a volte si comporta come se non avesse mai abbastanza denaro liquido”. Il manager, per contro, vorrebbe che Cupertino emettesse titoli privilegiati: un modo per garantire un dividendo fisso nel tempo e aumentare l’influenza di alcuni azionisti in seno alla società.

Alle accuse di Einhorn, Apple risponde in via ufficiale sul proprio sito – un comportamento insolito per una società notoriamente poco espansiva con i media – sottolineando la salute del business e dicendo di essere in fase di valutazione della proposta del manager. In alternativa, sostiene Cupertino, c’è una “Proposta #2” che non escluderebbe i titoli privilegiati chiesti da Einhorn ma che, in più, modifica alcuni degli articoli dello statuto societario, indispensabili per rendere migliore la gestione delle attività.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
8 feb 2013
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