Perché la petizione è partita da PI

Perché la petizione è partita da PI

di Andrea De Andreis. Sarebbe stato possibile per Punto Informatico non occuparsi di questa nuova normativa così pericolosa?
di Andrea De Andreis. Sarebbe stato possibile per Punto Informatico non occuparsi di questa nuova normativa così pericolosa?


Roma – E ‘ stata una scelta difficile, ragionata, pensata per giorni ma alla fine abbiamo capito che non potevamo farne a meno. Se qualcuno avesse intrapreso un’iniziativa simile l’avremmo preferito. Nessuno però ne ha parlato, nessuno si è mosso per tentare di organizzare un coro per dire NO alla nuova legge sull’editoria (62/2001).

Punto Informatico avrebbe preferito non sobbarcarsi l’onere di una petizione che raccogliesse i malumori di tante persone perché non è un giornale politico e non intende esserlo: ci occupiamo di Internet e di nuove tecnologie e meno che mai sta a noi stabilire “regole”.

Come hanno fatto le altre testate giornalistiche, avremmo potuto tacere e approfittare di una legge che promette agevolazioni economiche e la riduzione della concorrenza. Avremmo potuto fare a meno di sollevare il problema ed evitare il confronto su questa legge, che rischia di diventare uno strumento censorio e arbitrario, ma che fa tanto comodo ai politici, ai giornalisti e alle aziende (anche non editrici!).

Punto Informatico ha fondato la sua esistenza su un rapporto leale e diretto con i propri lettori, ha accettato il confronto con loro perché siamo convinti che è l’unico modo di crescere, di migliorarsi e di avvicinarsi ad una parvenza di Verità. Chi segue PI da qualche tempo conosce la trasparenza con cui il giornale affronta qualsiasi informazione o argomento.

Ci siamo trovati però a constatare come la corporazione degli editori e dei giornalisti ha preferito non riferire, non aprire un dibattito che riteniamo invece fondamentale: senza libertà di parlare, di informare, di discutere non ci può essere crescita culturale. Internet è uno strumento ormai solo relativamente nuovo che permette a chiunque di dire la sua, come mai è stato prima.

Ma è proprio questa Internet, quella del confronto e della crescita culturale, a spaventare i poteri forti: si pensi a cosa significa oggi, per un politico, schierarsi contro queste corporazioni! Siamo in piena campagna elettorale e l’ultima cosa che si cerca è lo scontro con chi l’informazione la trasmette alla gente: il rischio è quello di venire dimenticati, di non essere eletti.

Nei forum di PI abbiamo assistito in questi giorni a prese di posizione di ogni genere, a volte esagerate, febbrili e sconclusionate, altre volte illuminate, ragionate e ricche di spunti di riflessione. Eppure qualcuno pensa che questa occasione di confronto sulla legge sull’editoria sia inutile, che vada sottaciuta. La latitanza dei maggiori media scritti e parlati è massiccia. Che il tema invece sia scottante lo dimostrano le dichiarazioni contraddittorie arrivate un po’ da tutte le parti: c’è chi interpreta in un modo e chi in un altro, evidenziando soprattutto che questa legge è fatta male ed è di difficile interpretazione.

Di sicuro porterà benefici solo a chi di privilegi ne ha già acquisiti (ad esempio, per accedere ai finanziamenti bisogna essere testata giornalistica da almeno tre anni).

Andrea De Andreis

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Pubblicato il 14 apr 2001
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