Opera tra licenziamenti e acquisizioni

Opera tra licenziamenti e acquisizioni

Il recente passaggio a WebKit coincide con l'allontanamento (pare volontario) del 10 per cento della forza lavoro di Opera, che però continua a spendere con la speranza di sfondare nel mobile
Il recente passaggio a WebKit coincide con l'allontanamento (pare volontario) del 10 per cento della forza lavoro di Opera, che però continua a spendere con la speranza di sfondare nel mobile

L’ annunciata adozione del layout engine WebKit non è l’unica novità recente riguardante Opera, visto che l’azienda norvegese è attiva sia sul fronte della ristrutturazione interna che su quello delle acquisizioni di società esterne. Il tutto all’insegna delle parole d’ordine del “nuovo” web: mobile e monetizzazione.

Stando a quanto evidenziato dai risultati finanziari pubblicati da Opera , abbandonare Presto – l’engine nativo del browser Opera – ha portato alla dismissione di 91 dipendenti variamente connessi con il progetto. La metà delle dismissioni è rappresentata da sviluppatori.

A quanto pare lo staff è stato accompagnato alla porta con un piano di incentivi su base “volontaria”, e la società giustifica questo importante snellimento con la necessità di razionalizzare lo sviluppo e la cura del business web secondo il nuovo corso.

Opera dice ora di avere il doppio delle risorse umane al lavoro sul browser desktop omonimo rispetto a prima, ma il focus principale della società norvegese è oramai il mobile . Prova ne sia l’ acquisizione – annunciata in seguito all’adozione di WebKit – di Skyfire, società specializzata in servizi “middleware” per l’ottimizzazione del traffico e dello streaming video sulle connessioni a banda ridotta come quelle dei gadget portatili e dei cellulari.

Tornando a WebKit, e alla possibilità che anche gli altri sviluppatori di browser web adottino l’engine supportato da Google e Apple, il CTO di Mozilla Brendan Eich esclude con forza questa possibilità nel caso di Firefox: Eich, che di web qualcosa capisce – è il creatore del linguaggio JavaScript – sostiene che la pluralità di piattaforme garantisce la salvaguardia dell’interoperabilità, e chi esorta a salire sulla barca di WebKit non avrebbe mai avuto a che fare con le condizioni imposte al mercato da una vera situazione di monopolio.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 feb 2013
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