USA, un obolo per le email

USA, un obolo per le email

Il consigliere californiano Gordon Wozniak propone una piccola tassa per lo scambio dei dati su Internet. Tassare le email, per recuperare fondi e risanare il bilancio del servizio postale nazionale
Il consigliere californiano Gordon Wozniak propone una piccola tassa per lo scambio dei dati su Internet. Tassare le email, per recuperare fondi e risanare il bilancio del servizio postale nazionale

Una tassa sulle comunicazioni digitali, anche un solo centesimo di dollaro per ciascun gigabit scambiato su Internet . Subito contestata dai netizen statunitensi, la proposta del consigliere di Berkeley Gordon Wozniak ha riportato alla mente vecchi e accesi dibattiti sulla concreta possibilità di imporre un obolo per il consumo di dati online.

Non molto dettagliata, la proposta di Wozniak prevede “una tassa molto piccola sulle email” inviate attraverso i più svariati servizi di posta elettronica offerti da società come Google, Yahoo! e Microsoft. Una sorta di francobollo cibernetico da pochi centesimi, che potrebbe fruttare al governo statunitense diversi miliardi di dollari all’anno. Per di più, l’obolo sulla posta elettronica funzionerebbe come il migliore dei filtri anti-spam .

In particolare , le parole di Wozniak nascono dalle vistose perdite registrate nell’ultimo anno dal servizio postale a stelle e strisce. Con un buco da quasi 16 miliardi di dollari, le poste statunitensi hanno da poco annunciato l’interruzione del servizio di consegna domenicale. Per il consigliere californiano, l’esplosione dei servizi email ha contribuito alla disfatta economica delle infrastrutture postali fisiche.

La contestata proposta di Wozniak non suona certo nuova alle orecchie dei più interessati all’evoluzione delle policy legate alla Rete. Già eurodeputato del partito popolare, Alain Lamassoure aveva ipotizzato un obolo di 1,5 centesimi per ogni SMS inviato dai cittadini del Vecchio Continente. In aggiunta, un altro centesimo di euro per ogni email spedita. I proventi sarebbero serviti a finanziare le casse della stessa Unione Europea.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
12 mar 2013
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