Corea del Sud, il caos dopo il cyberattacco

Corea del Sud, il caos dopo il cyberattacco

Un virus ha messo fuori uso i sistemi informatici di due istituti bancari e tre broadcaster in terra asiatica. Sospetti verso la vicina Corea del Nord. I tecnici delle televisioni locali non riescono a riavviare le macchine
Un virus ha messo fuori uso i sistemi informatici di due istituti bancari e tre broadcaster in terra asiatica. Sospetti verso la vicina Corea del Nord. I tecnici delle televisioni locali non riescono a riavviare le macchine

Verrà probabilmente ricordato come uno dei cyberattacchi più violenti alle infrastrutture informatiche in Corea del Sud. Due tra le principali banche locali, Shinhan e Nonghyup, sono finite nel mirino di un misterioso software malevolo, un virus propagatosi tra i network di almeno tre broadcaster in terra asiatica . All’improvviso, i computer delle reti televisive KBS , MBC e YTN hanno smesso di funzionare, visualizzando un grosso teschio sullo schermo.

L’attacco ai sistemi bancari ha messo fuori uso centinaia di sportelli ATM per il prelievo di contante da parte dei clienti sudcoreani. I server di Shinhan e Nonghyup sono dunque finiti offline, così come le varie postazioni desktop degli impiegati locali . Stando alle prime ricostruzioni offerte alle forze dell’ordine, l’incidente sarebbe stato provocato da un virus e non dal solito DDoS marchio di fabbrica degli hacktivisti.

Ripristinati i sistemi informatici delle due istituzioni bancarie, le reti dei tre broadcaster sudcoreani non hanno ottenuto lo stesso risultato. I tecnici delle tre reti televisive brancolano ancora nel buio nel tentativo di riavviare i singoli computer messi fuori uso. Improvvisamente, tutta la rete ha visualizzato un messaggio d’errore attualmente non risolto.

“Stiamo investigando sulla causa dell’incidente – ha subito dichiarato alla stampa un portavoce del presidente sudcoreano – Allo stato attuale, non possiamo affermare che alle spalle dell’attacco ci sia la Corea del Nord”. Dai vertici del Dipartimento alla Difesa, un possibile coinvolgimento del vicino stato non sarebbe affatto da escludere . “Ma non vogliamo giungere a conclusioni affrettate”, hanno aggiunto nelle prime dichiarazioni pubbliche.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
20 mar 2013
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