Interviste/ BSA: ricominciamo dall'Italia

Interviste/ BSA: ricominciamo dall'Italia

Il presidente della divisione italiana dell'alleanza anti-pirateria difende lo spot radiofonico, considera senza problemi l'integrazione della legge sul diritto d'autore italiana con quella europea e attacca: il Governo non ci ha aiutato
Il presidente della divisione italiana dell'alleanza anti-pirateria difende lo spot radiofonico, considera senza problemi l'integrazione della legge sul diritto d'autore italiana con quella europea e attacca: il Governo non ci ha aiutato


Roma – Un nuovo spot radiofonico e una nuova campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica, imprese in testa, sulla questione pirateria e sui rischi che si corrono dopo l’introduzione della nuova legge sul diritto d’autore. Questo il profilo delle attività della Business Software Alliance in Italia e questo il motivo per cui Punto Informatico ha intervistato il presidente della divisione italiana della BSA , Paolo Ardemagni, già intervistato poco dopo l’approvazione della legge.

Punto Informatico: Dopo la campagna televisiva, condannata dal Giurì perché non dava conto della possibilità di copiare software open source o free, BSA riparte in questi giorni con uno spot radiofonico dal testo interamente rivisto. Quali risultati sperate di ottenere?
Ardemagni: La campagna durerà circa cinque settimane e sarà veicolata su RAI e Radio24. L’idea è quella di dare un messaggio, di rendere chiaro cosa significhi pirateria ai sensi di legge. Non contiene dunque delle minacce ma una spiegazione, il tono e il contenuto è stato vagliato a lungo dai nostri legali per veicolare un messaggio il più chiaro possibile.

PI: Quindi non c’è stata già una adeguata informazione sulla nuova legge sul diritto d’autore?
A: No, in realtà la BSA agisce oggi nuovamente proprio per sopperire alle carenze di informazione. In questo senso il Governo non ha fatto alcunché, dunque a nostre spese abbiamo deciso di effettuare questo tipo di comunicazione.

PI: In Europa è appena passata la nuova normativa sul diritto d’autore che non sembra perfettamente in linea con quella italiana. Non c’è un conflitto in vista tra le due?
A: No. La legge italiana disciplina in modo nuovo il diritto d’autore nel suo complesso, quella europea si occupa nello specifico della protezione del diritto d’autore nell’online. In realtà, la direttiva UE non è meno severa della normativa italiana perché non solo copre il diritto d’autore tout-court ma anche perché pone come unica eccezione al divieto di copia quella di una persona fisica che effettui una copia senza fini commerciali o indiretti, e dunque di profitto. Come quella italiana.
Il senso ultimo di quella normativa, dal nostro punto di vista, è che diventa così possibile grazie ad Internet, per il singolo individuo, vagliare un software, decidere se interessa e poi provvedere all’acquisto.


PI: Non è che sta concedendo qualcosa al cosiddetto gratis in Rete?
A: No, anzi, in questi mesi molte aziende che fornivano servizi gratuitamente agli utenti, cioè fornivano un non-valore, o meglio un valore temporaneo, si sono scontrate con gli enormi problemi di questo modello di business. Viceversa ci sono tanti servizi che se sono a pagamento rendono, e le cose che sembravano gratuite agli utenti ora vanno verso il pagamento.
Il fatto che molti abbiano capito tardi questa situazione fa parte delle cause della recessione di questi mesi. Ora siamo in una seconda fase, in cui le risorse si razionalizzano insieme al mercato. Quindi non è una concessione al gratis, semmai tutto questo fa parte di un’evoluzione di Internet che deve rimanere libera e allo stesso tempo fare i conti con i costi oggettivi dei servizi.

PI: Come giudica allora i sistemi più evoluti di file-swapping attraverso i quali passano ogni giorno gratuitamente centinaia o migliaia di copie non registrate di software commerciale? I discografici si sono già mossi per bloccare lo scambio di musica effettuato in questo modo. Si muoveranno anche i produttori di software?
A: Questa è una grande frode che viene attuata e noi stiamo cercando di intervenire in tutti i modi. Questa gente sta lucrando con questi sistemi, sfruttando anche siti che offrono il crack per i software. Mi sembra che ci sia un sito che si chiama Warez che ha anche i codici, per dire, per accedere ai siti pornografici.

PI: Allora il problema sarebbe Internet?
A: No, il punto è che i metodi che possono essere utilizzati su Internet per frodare sono infiniti. Ma è bene che chi utilizza questi sistemi di scambio file sappia che va incontro a numerosi problemi. La questione sicurezza è al centro, perché la condivisione dei file, tramite Gnutella o gli altri sistemi, o il downloading selvaggio di software pirata, portano ad una condivisione delle proprie risorse, azione in sé pericolosa. E ‘ come aprire la porta di casa propria per consentire l’accesso, senza sapere se chi è entra è nostro amico oppure no. Inoltre, chi ottiene programmi in questo modo non ha garanzie, non ha supporto tecnico, di fatto non ha niente.

PI: Ma i prezzi del software non sono una delle cause del ricorso alla condivisione dei file che contengono copie non registrate?
A: Facciamo un esempio. Se uno oggi è uno studente può ottenere la gran parte del software commerciale con uno sconto intorno al 70 per cento sul prezzo di listino. Se è un’impresa il prezzo da pagare può essere ammortizzato.
Inoltre la BSA non ha intenzione di muoversi contro gli studenti o chi utilizza sistemi di swapping, per i quali le campagne di informazione possono comunque servire, perché la BSA vuole occuparsi della piccola e media impresa che in Italia rappresenta il pirata che dà i maggiori problemi.


PI: Quindi non temete che i prezzi spesso elevati del software commerciale finiscano per spingere i vostri clienti verso il free software o il software open source?
A: Alla BSA partecipa il 95 per cento circa dei produttori. Tutti hanno programmi di multilicenza pensati per le aziende, per consentire loro di acquistare anche numerose licenze per le proprie postazioni a prezzi che sono progressivamente scontati sulla base del numero degli acquisti. Questo significa che, in realtà, i prezzi sono decisamente contenuti.

PI: Per contrastare la pirateria lavorate assieme alle forze dell’ordine italiane. Che rapporto avete con loro?
A: Il rapporto è ottimo, di piena collaborazione in tutte le aree italiane. Le capacità delle forze dell’ordine sono notevolissime anche nello scoprire tutta una serie di “diramazioni” criminali legate alle attività di pirateria nel nord e sud del paese. “Ramificazioni” che vanno dalla microcriminalità al racket e via dicendo.

PI: Nello spot radiofonico la BSA propone un numero verde per le imprese che vogliano accertarsi di essere in regola. Se non si è in regola quando si chiama si rischia una denuncia? Come si comporta la BSA?
A: Assolutamente no. La BSA non fa alcuna opera di denuncia o delazione, quel numero è pensato esclusivamente per fornire delle risposte, per chiarire dei dubbi, cosa che si può fare anche in modo del tutto anonimo. Quindi assolutamente nessun problema.

PI: Come mai sul sito della BSA appare ancora la notizia della presentazione alla stampa della campagna televisiva contro la pirateria e non la notizia della sua sospensione a causa della condanna?
A: Ha ragione. Ne prendo nota. In effetti credo che non ci dovrebbe essere più alcun riferimento allo spot televisivo che, appunto, è stato sospeso.

Intervista a cura di Paolo De Andreis

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Pubblicato il
19 apr 2001
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