Contrappunti/ La solitudine dei navigatori

Contrappunti/ La solitudine dei navigatori

di M. Mantellini - La consumerizzazione dell'informatica spinge verso formati e forme di fruizione semplificati. Ma le questioni realmente decisive per i netizen sono altre
di M. Mantellini - La consumerizzazione dell'informatica spinge verso formati e forme di fruizione semplificati. Ma le questioni realmente decisive per i netizen sono altre

La rapidissima scomparsa dei netbook dal mercato e, più in generale, la progressiva sostituzione dei computer portatili con i tablet, ha delle conseguenze. La principale di queste conseguenze è che alla produzione dei contenuti viene preferita la loro fruizione. Come è noto i tablet sono più pratici, più leggeri, più facili da utilizzare da fasce molto ampie della popolazione: contemporaneamente sollevano anche alcune evidenti barriere di utilizzo.

Sebbene quasi nulla sia di fatto impossibile (possiamo anche scrivere Guerra e Pace su iPad, a patto di aver prima disattivato il mefitico controllo ortografico), il mercato ha preferito soddisfare ampie fasce di utenti a scapito delle esigenze di pochi feticisti della tastiera quali programmatori, blogger e produttori di contenuti in genere. Per queste ultime categorie protette restano comunque disponibili alcuni prodotti (ed altri forse si aggiungeranno) che sposano leggerezza, mobilità e connessione (penso ad alcuni Chromebook per esempio) e non impongono grandi sacrifici in termini di modalità di input.

Una simile scelta di mercato ha in ogni caso due aspetti che meritano di essere sottolineati. Il primo è che il mercato dei device elettronici tende in maniera fisiologica verso una progressiva semplificazione. Dentro questo processo di raffinamento verso il prodotto perfetto per le più ampie fasce di utenti, le parti che vengono eliminate in nome della facilità d’uso rispecchiano la media matematica degli interessi generali. E gli interessi degli utenti non sono passibili di alcuna ulteriore mediazione culturale, continuando ad assomigliare in maniera molto esatta a quelli che quegli stessi utenti avevano dieci anni fa. In altre parole, come è sempre stato, un numero modesto di noi sarà indotto a trasformarsi in produttore di contenuti in nome di una tecnologia che improvvisamente inizia a consentircelo, ma la grande maggioranza continuerà ad accedere ai contenuti disponibili senza grandi afflati partecipativi. Non è quindi strano che il mercato si occupi prevalentemente di loro né esiste alcuna possibile dietrologia da applicare a questa tendenza.

Il secondo aspetto è che, comunque, anche nell’epoca dei tablet, il controllo mediatico sulla produzione intellettuale resta una entità polverizzata. Internet ha ridotto in tanti sottilissimi pezzettini quello che un tempo era il compatto prodotto industriale dell’informazione e dell’intrattenimento: non sarà l’assenza di una tastiera a ricomporre uno scenario definitivamente mutato.

Esiste poi, collegato ai tablet, un tema che viene spesso volutamente lasciato sottotraccia e che è legato non tanto alle abilità dei device che utilizziamo quanto al fatto che sempre più spesso simili porte di ingresso alla Rete vengono utilizzate in mobilità. Fra la decapitazione della tastiera e quella della neutralità la seconda appare di sicuro assai più insidiosa della prima. Posso, con un po’ di santa pazienza ed alcune invocazioni ai santi, scrivere Guerra e Pace sulla tastiera virtuale del tablet, ma non posso usare Skype se il mio operatore decide che quel protocollo non è compreso nel pacchetto dati che ho acquistato.

Nel momento in cui l’acceso alla Rete vira potentemente verso la mobilità, per il grande successo degli smartphone, dei tablet, ma anche per i difficili investimenti sulla NGN, per le linee fisse casalinghe che ogni anno vengono spente, così come per gli interessi economici e gli investimenti delle telco sull’LTE, ognuno di noi inizia a pagare un prezzo di libertà ed intelligenza che rimane in buona parte sconosciuto ai più.

Si tratta di un grande tema di orientamento tecnologico che noi, come al solito, segnaliamo al nuovo governo del Paese appena insediato. Purtroppo, osservando la lista dei nuovi Ministri, l’unico nome che associamo a questioni tecnologiche è quello di Giampiero D’Alia . Un signore noto ai più perché dal suo scranno in Parlamento tempo fa voleva chiudere Facebook.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
29 apr 2013
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