Google Play, no all'aggiornamento esterno

Google Play, no all'aggiornamento esterno

Mountain View imbastisce una nuova policy per le app scaricate dal suo store, che d'ora in poi non potranno più aggiornarsi tramite vie secondarie esterne allo store stesso. E Facebook Home?
Mountain View imbastisce una nuova policy per le app scaricate dal suo store, che d'ora in poi non potranno più aggiornarsi tramite vie secondarie esterne allo store stesso. E Facebook Home?

Una nuova modifica alla policy di Google Play per gli sviluppatori mette fuori gioco qualsiasi velleità di aggiornamento automatico esterno ai canali di Play stesso. La mossa rinforza la sicurezza dello store digitale ma potrebbe avere effetti coercitivi nei confronti della “app-skin” recentemente lanciata da Facebook .

Accanto alla proibizione nella diffusione di malware e codice malevolo, dunque, la policy di Play contiene ora un divieto esplicito per le app (scaricate da Play) che “modificano, sostituiscono o aggiornano” il codice binario contenuto nel pacchetto APK tramite metodi esterni al meccanismo di aggiornamento proprio di Play.

Se una app viene venduta tramite Play, stabilisce Google, tutti i futuri aggiornamenti per quella app devono passare solo e soltanto da Play . Si tratta dell’ennesima modifica alle regole del recentemente aggiornato store di contenuti digitali per Android, un canale di distribuzione che in precedenza aveva messo alla porta gli adblocker per lesa maestà nei confronti del business principale di Google (l’advertising).

Il divieto di auto-aggiornamento arriva a non molta distanza dalla distribuzione di Facebook Home tramite Play: la app del social network personalizza in maniera significativa l’esperienza “Home” dell’utente di smartphone, e la società ha appunto deciso di servirsi di un meccanismo di auto-aggiornamento per garantire a ognuno dei suoi “amici” di giovare dell’ultima revisione del codice.
Resta dubbia la validità della nuova regola di Play per i gadget mobile che integrano Facebook Home sin dalla distribuzione nei negozi: in questo caso l’auto-update del social network potrebbe ancora rientrare nel novero dei comportamenti permessi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
30 apr 2013
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